A che punto è l’affermazione dell’autoproduzione in Italia e nel mondo? C’è un’economia di settore che inizia a fare fatturato? I diversi attori della filiera, in primis makers e designer, stanno imparando a collaborare secondo visioni realmente progettuali? A fare il punto di una situazione promettente quanto confusa ci pensa Open Design Italia, mostra-mercato di design autoprodotto e insieme piattaforma privilegiata per osservare il fermento di un settore ancora instabile seppur in rapida e incontenibile espansione. Giunto alla sua quinta edizione, Open Design Italia si sposta a Trento dopo le tappe di Bologna e Venezia: un’occasione, ci dice Laura Succini, co-curatrice del progetto insieme a Elena Santi (con la direzione scientifica di Valentina Croce) per approfondire le opportunità e le specifiche produttive di un nuovo territorio, tipicamente legato alla lavorazione del legno e della pietra.
72 i designer internazionali selezionati, per lo più emergenti, che propongono lavori eterogenei nel campo dell’arredo, complemento, arredo bagno, illuminazione, stationery, gioielli e accessori per la moda, fino anche a strumenti per consumare ed esporre il cibo. Accanto a loro, si alterneranno dibattiti con accademici ed economisti (virtuosa la congiuntura con il Festival dell’Economia, che si svolge in città negli stessi giorni) e incontri B2B volti a supportare l’attività imprenditoriale dei designer e l’incontro con le aziende. Sì, perché a proposito di quest’ultime, uno dei dati più interessanti – ci racconta sempre Laura Succini – è proprio il loro crescente coinvolgimento nel mondo dell’autoproduzione: se da una parte le risorse per investire in prototipazione sono spesso agli sgoccioli, cresce dall’altra l’interesse per la piccola e piccolissima serie anche da parte di importanti realtà industriali, le quali vedono nel progetto semilavorato del maker-designer un’occasione strategica di rilancio.
Pubblicato su Artribune.com il 29 maggio 2015