Ancora pochi giorni per accorrere al Palazzo delle Esposizioni a vedere “Una dolce vita? Dal Liberty al design italiano. 1900-1940”. Una mostra che arriva dal Musée d’Orsay di Parigi e parla del nostro Paese.
Una dolce vita? Dal Liberty al design italiano. 1900-1940 indaga sulle decadi intense della stagione figurativa e progettuale del primo Novecento italiano, mescolando volutamente le carte tra arti maggiori e minori e scegliendo il design come risultante e chiave di lettura del rapporto tra le due.
Un periodo fertile e sotto certi aspetti propizio, quello dell’Italia preindustriale e antecedente al boom economico, che raramente, ahinoi, brilla per protagonismo nella storia del design nostrano. Ubi maior minor cessat: tutta colpa, se così si può dire, della stagione felice – e quella sì pienamente dolce e senza spettri – del miracolo economico e dello sviluppo di massa del design industriale nel Belpaese, che ha spesso oscurato all’ombra della propria agiografia le intuizioni formali complesse e i personaggi eclettici e originali scaturiti da altri momenti storici.
Eppure, di occasioni di felicità in un mondo ancora sospeso tra unità nazionale e progresso, tra guerra e vertigini totalitarie, ne possiamo intravedere più d’una, stando alla ricchezza degli indirizzi figurativi – molteplici e persino conflittuali – che attraversano questi quarant’anni: il Liberty, espressione della nascente borghesia, il Futurismo come arte totale di rottura, il ritorno al Classico come matrice inestinguibile del pensiero e della decorazione e infine l’ascesa del Razionalismo.
Per chi di design è appassionato, l’interesse del percorso espositivo non risiederà tanto nell’impossibile pretesa di restituire la ricchezza del periodo attraverso l’esaustività degli oggetti in mostra. Piuttosto, l’occasione di osservare dal vivo pezzi non sempre accessibili, ad esempio le sedute e gli strumenti musicali di Carlo Bugatti, la sala da pranzo di Giacomo Balla o i mobili di Marcello Piacentini per la casa di Fiammetta Sarfatti, diventa un’opportunità per riflettere ancora una volta sulla difficoltà – sull’impossibilità? – di mettere a fuoco una matrice comune, un minimo comun denominatore tale da definire un carattere nazionale univoco e chiaramente leggibile.
Stile italiano, sì, ma quale? Ecco il tratto che non sembra mai cambiare, a dispetto della dolcezza delle stagioni.
Roma // fino al 17 gennaio 2016
Una dolce vita? Dal Liberty al design italiano. 1900-1940
a cura di Guy Cogeval e Beatrice Avanzi
Catalogo Skira
PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI
Via Nazionale 194
06 39967500
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www.palazzoesposizioni.it
Pubblicato su Artribune.com il 14 gennaio 2016