Questa rubrica avrà ancora occasione di esistere tra dieci o vent’anni? Al di là delle fortune del nostro giornale, i fanatici della personal fabrication sostengono di no.
L’esistenza stessa delle aziende manifatturiere potrebbe essere messa in crisi dalla diffusione dei FabLab e dalla possibilità di realizzare noi stessi i nostri oggetti personali, grazie al ricorso – tra gli altri – a una stampante 3d. Impossibile, al momento, stabilire se lo scenario è avventato o se la possibilità di passare dai byte di un file 3d agli atomi di un qualsiasi artefatto escluderà i protagonisti dell’economia reale così come li abbiamo conosciuti finora.
Nel frattempo, a crescere a ritmi vertiginosi è un’azienda che prima degli altri ha fatto della stampa 3d il proprio cavallo di battaglia. Stiamo parlando di MGX, costola design-oriented della corporation belga Materialise, specializzata nella prototipazione rapida per stereolitografia e Selective Laser Sintering nei campi del design e del fashion in senso lato.
Arredo, abbigliamento, gioielleria e architettura di interni: non c’è settore con cui MGX non si sia confrontata per ripensare la configurazione formale di tipologie di oggetti che davamo per assodati. E se la grande massa di consumatori è ancora inconsapevole di questo fermento, i grandi musei di design hanno già cominciato a fiutare la novità: non certo in veste di novelli produttori on demand (magari per il loro shop?), quanto più tradizionalmente in qualità di collezionisti di queste nuove avanguardie.
Pubblicato su Artribune Magazine #15 e su Artribune.com il 5 gennaio 2014