Patricia Urquiola, Roberto Dordoni, Raw Edges, Tokujin Yoshioka, Barber & Osgerby, Ronan & Erwan Bouroullec: empireo del design o sublime agiografia, scegliete un po’ voi. O, ancora, una scelta imprenditoriale irrevocabile: produrre solo design d’autore.
Design d’autore non significa necessariamente un design firmato, quanto un design di ricerca. La differenza? Fosse la moda sarebbe Margiela, siccome è design parliamo di Mutina, realtà di punta del distretto emiliano della ceramica, dal 1996 orientata ad anticipare il gusto di clienti sofisticati con prodotti che fanno dell’innovazione formale e tecnologica non solo un imperativo etico, ma anche una nicchia di mercato fruttuosa.
E se il rinnovamento di un genere si fa anche a partire dalla consapevolezza teorica e culturale – la cura del dettaglio professata da Mies, la pittura a campi di colore di Rothko, i lavori di Hiroshi Sugimoto – la pratica si concretizza in collezioni dal forte substrato materico, che spiccano per un decorativismo sobrio sempre ispirato da un concept. Come Déchirer, superfici che si impregnano di storia e memoria quasi si trattasse di fossili, o Pico, grandi lastre che traducono in rivestimenti la lezione sul calcestruzzo di Le Corbusier.
Tutti prodotti, questi, che non sanno prescindere da un approccio sinestetico: se prima vediamo i colori non colori, giocati inevitabilmente sulle sfumature del neutro, dopo vogliamo toccare le piastrelle, percependone i rilievi delle texture, fino a scoprirne le inedite tridimensionalità.
Pubblicato su Artribune Magazine #12 e su Artribune.com il 27 aprile 2013