La ricca esposizione di Parigi, Oracle du Design curata da Li Edelkoort, raccoglie una selezione di opere dal fondo del CNAP – Centre National des Arts Plastiques ed è allestita in quell’eccezionale tempio votato alla ricerca su progetto e digitale che è la Gaîté Lyrique.
Il nome della Edelkoort non sfugge senz’altro agli appassionati di lifestyle: vestale contemporanea, così la potremmo definire, nell’interpretazione delle tendenze, la Edelkoort non ha paura di trasformare il design in un potente interprete e generatore di segni: perché se “il design è un atto creativo che ci corrisponde, ma anche un atto reattivo ai segni precursori dell’avvenire”, scrive nel catalogo della mostra, il suo potenziale semantico ha molto da offrire per raccontarci cosa ci aspettiamo dai mobili e dalle loro prerogative antropologiche, oggi più che mai centrali nella ricerca sul nostro ambiente domestico e non solo.
Come si manifestano gli oracoli? Sono dieci le parole chiave che permettono a Edelkoort di esplorare le potenzialità predittive del design, rappresentate in altrettanti percorsi tematici distribuiti all’interno del museo con il nome di Arcaico, Astratto, Curioso, Gonfiato, Mutante, Naïf, Nomade, Organico, Semplice, Umile. Il design, dunque, offre all’occorrenza un rifugio da un presente plumbeo: il passato remoto, fatto di forme grezze e materiali primitivi, torna a essere appetibile e rassicurante (Arcaico). Allo stesso tempo, può prediligere il dominio della funzione evidente, archetipica, testimone di un quotidiano veritiero e incline semmai a un ritorno verso il mondo rurale (Semplice). E se il design Nomade risponde a esigenze di agilità e velocità, quello Astratto a una seduzione formale che trasforma la casa in un museo, il design Mutante guarda con ottimismo alle sirene della tecnologia e a tutti quegli strumenti abilitanti che cambiano forma e prestazioni delle cose.
Certo, non sempre si è d’accordo con la categorizzazione proposta da Edelkoort – e qui ci imbattiamo in una critica che viene spesso rivolta alle folksonomie in ambito web –: i confini tra alcune categorie, si pensi al Curioso e al Naïf, sono spesso assai sottili, non necessariamente condivisibili (Organico non potrebbe stare anche per biomorfo?), e possiamo nutrire dei dubbi sull’attribuzione di alcuni pezzi a una categoria piuttosto che a un’altra (la lampada Fire Kit dei 5.5, giusto per fare un esempio, è Nomade o Curiosa?).
Detto ciò, il lungo percorso espositivo, nutrito di così tante partecipazioni eccellenti, rende la mostra un’occasione imperdibile per immergersi nei linguaggi più attuali del mobile contemporaneo. O per introdurre il neofita a un panorama eterogeneo e a tratti bizzarro, ma senz’altro vicino alle fenomenologie e alle espressioni che il nostro mondo finisce così spesso per assumere. Infine, vale su tutto l’accuratezza descrittiva con cui i testi di Edelkoort introducono le diverse sezioni: capaci di svelare efficacemente i significati nascosti dietro l’allusione delle forme, e di dare agli oracoli un’autorevolezza concreta.
Pubblicato su Artribune.com l’8 maggio 2015