Un oggetto di design è davvero per sempre? E se, come tutte le cose belle, fosse destinato alla caducità, come garantirgli una vita lunga e rispettosa delle sue specificità progettuali e produttive? A queste domande cerca di rispondere il convegno promosso dalla Fondazione Plart, eccellenza internazionale nel campo dello studio sulle plastiche con sede a Napoli, nell’ambito del programma del Festival Internazionale del Design della città partenopea.
Disciplina recentissima e inevitabilmente in ombra rispetto alla lunga tradizione che ha la conservazione in ambito artistico, il restauro nel campo design deve ancora consolidare le proprie buone pratiche e soprattutto diffonderle nella più vasta comunità di addetti ai lavori, a cominciare dagli stessi designer. Afferma Giovanna Cassese, docente di Storia dell’arte contemporanea e Problematiche della conservazione dell’arte contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Napoli, qui in veste di curatrice del convegno – il primo nel suo genere mai organizzato in Italia – insieme a Alice Hansen e Antonella Russo: “La variabilità, l’instabilità e il degrado dei materiali contemporanei a cominciare dalla plastica, le rapide innovazioni e le mode fugaci e susseguentesi nell’era post- post industriale impongono una riflessione sulla conservazione degli oggetti di design, che sono oggetti – simbolo di un’epoca, quella appunto della seconda metà del XX secolo, che percepiamo come contemporanea e sempiterna, ma le cui testimonianze si deteriorano e si perdono irrimediabilmente tanto più facilmente e velocemente rispetto alle epoche passate”.
Moltissimi gli esperti italiani e internazionali, tra direttori di musei e ricercatori provenienti dalle maggiori istituzioni europee del settore (oltre al Plart anche, tra gli altri, la Triennale, il Victoria&Albert Museum, il Vitra Design Museum) che prenderanno la parola in questa due giorni di dibattito e confronto, il 15 e 16 maggio nella sede della fondazione (Via Martucci 48). Che sarà realmente a tutto tondo: oltre al restauro degli oggetti seriali, non mancherà l’analisi di esperienze più recenti e innovative, come è il caso delle nuove bioplastiche sperimentali.
Pubblicato su Artribune.com il 15 maggio 2015