La buona notizia, innanzitutto, è che a Ventura Lambrate i ristoranti usano solo piatti in Mater B e i cestini per la raccolta differenziata sono ovunque. Potrà sembrare poco, ma in un settore dominato dall’esaltazione un po’ ipocrita della sostenibilità le iniziative di questo genere rimangono ancora esperienze isolate.
Bello, ancora, vedere esposta una turbina eolica (si tratta di Hercules di Enessere): il prodotto è pronto per la distribuzione e destinato principalmente al mercato privato. Chiusa la premessa necessaria, passiamo ai progetti in mostra. Ancora una volta, la curatela di Organisation in Design non delude e se possibile surclassa l’edizione precedente. Due i temi che, seppur in maniera non dichiarata, fanno da leitmotif alle diverse anime dell’esposizione: l’attualizzazione della tradizione artigianale, rivisitata principalmente attraverso lo studio di nuovi materiali, e la professione della resilienza rispetto agli scenari angusti, sia ambientali che sociali, che caratterizzano il futuro.
Note di merito alla Design Academy Eindhoven, che con il tema Eat Shit non si limita a rompere un tabù, ma anche a ripercorrerlo in maniera non didascalica. Ancora, interessante la metafora proposta da Gathering, esposizione a cura di Li Edelkoort che associa all’atto di ricucire una tela il simbolo di una ritrovata coesione sociale. Peccato, forse, per la presenza quasi ossessiva di vasi e di tableware: va bene sperimentare l’applicazione di materiali, ma non sarebbe anche bello immaginarsi esiti formali e tipologici meno stereotipati?
Pubblicato su Artribune.com il 19 aprile 2015