Ventura Lambrate, fra underground ed established

Finché il DIY sarà l’imperativo del momento, finché il legno trattato al naturale sarà l’estetica dominante, finché venereremo il Dio Artigianato come panacea per i mali del mondo e, allo stesso tempo, non mancheremo di indossare occhiali oversize a dispetto della forma della nostra faccia, allora Ventura-Lambrate avrà vita lunga. Non crediate però che l’epicentro più trendy del Fuorisalone sia anche quello più schiettamente underground. Al contrario, nel nostro volo radente sulle zone della design week 2013 dobbiamo registrare proprio a partire da quest’anno un progressivo accentuarsi della sua istituzionalizzazione, come dimostra la presenza nell’area delle grandi scuole, a cominciare dal ritorno della Design Academy Eindhoven: un’occasione di confronto con le giovani generazioni senz’altro stimolante, ma anche più esposta al contagio del linguaggio di maniera.
Altra presenza istituzionale, ma comunque foriera di novità, è quella dei brand con la B maiuscola, che per la prima volta arrivano nell’area. I nomi? Diesel, Established & Sons, Catellani & Smith. Da non perdere senz’altro la mostra (In) visibile Design, curata da Susanna Legrenzi e Stefano Mattei, che racconta la frontiera di un design scarsamente appariscente e fortemente ibridato dai nuovi scenari della ricerca scientifica e dello storytelling. E poi la selezione dei dieci designer di domani promossa dalle due organizzatrici e curatrici factotum di Ventura-Lambrate, Margriet Vollenberg e Margo Konings.
E visto che una visita in zona – altamente raccomandabile, intendiamoci – non deve necessariamente trasformarsi in una maratona sfibrante, arrivano le facilities: finalmente la navetta per dislocarsi tra i padiglioni, un giornale dove leggere giorno dopo giorno tutti gli approfondimenti su eventi e progetti, a cui si uniscono ristoranti e banchetti di street food attenti a coniugare le necessità dell’appetito con allestimenti e packaging a prova di hipster.

Pubblicato su Artribune.com l’8 aprile 2013