{"id":3162,"date":"2019-09-22T09:28:38","date_gmt":"2019-09-22T09:28:38","guid":{"rendered":"https:\/\/giuliazappa.net\/paris-design-week-tutte-le-luci-e-gli-abbagli-della-ville-lumiere\/"},"modified":"2019-09-22T09:28:38","modified_gmt":"2019-09-22T09:28:38","slug":"paris-design-week-tutte-le-luci-e-gli-abbagli-della-ville-lumiere","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/giuliazappa.net\/en\/paris-design-week-tutte-le-luci-e-gli-abbagli-della-ville-lumiere\/","title":{"rendered":"Paris Design Week: tutte le luci (e gli abbagli!) della Ville Lumi\u00e8re"},"content":{"rendered":"\n
Sofisticata e patinata, questa edizione della design week di parigi sembra soprattutto saper interpretare le ragioni di un lusso elitario. Lasciando spazio per crescere al circuito underground.<\/strong><\/p>\n\n\n\n Una citt\u00e0 assomiglia alla propria Design Week? Prendiamo questo assunto per vero e proviamo a raccontare sia l\u2019una che l\u2019altra. L\u2019ultima edizione della fiera Maison&Objet \u2013 e la Paris Design Week, ad essa istituzionalmente legata \u2013 sembra essersi distinta non tanto nei linguaggi dell\u2019underground o nel tipico stile BOBO (bourgeois bohemien) che marchia a fuoco i quartieri gentrificati, quanto nella sfera elitaria e ricercata dell\u2019interior design di lusso. Ne troviamo traccia in fiera, dove alla designer parigina di interni Laura Gonzalez<\/strong> viene conferito il titolo di Designer of the Year: il suo tocco decorativo scalda i cuori dei ristoranti e showroom pi\u00f9 esclusivi della capitale, ibridando il classicismo francese con ispirazioni a sud e scelte cromatiche accese ma rassicuranti. <\/p>\n\n\n\n Fuori dalla fiera, la mostra per i dieci anni della rivista AD Int\u00e9rieurs chiama a raccolta dieci architetti di interni (oltre a Laura Gonzalez, anche Hannes Peer, Bismut & Bismut, Humbert & Poyet, Atelier Tristan Auer \/ Wilson Associate, Fabrizio Casiraghi, Festen, Anne-Sophie Pailleret, St\u00e9phane Parmentier, Thierry Lemaire, Pierre Gonalons, Pierre-Yves Rochon, Pierre Bonnefille<\/strong>) per ripensare fuori da ogni vincolo di committenza grandi e piccoli spazi della casa, dalla biblioteca, al giardino d\u2019inverno, fino alla sala da bagno. Qui, una fantasia sofisticata, e tendenzialmente un po\u2019 in preda all\u2019horror vacui, corre libera seguendo citazioni artistiche o letterarie, i materiali sono rigorosamente nobili, mentre il culto del pezzo unico si lega al gusto un po\u2019 barocco per le creazioni dei tanti m\u00e9tiers d\u2019arts \u2013 i mestieri dell\u2019arte, ossia quelli dell\u2019artigianato artistico \u2013 fortemente riscoperti oggi in Francia.<\/p>\n\n\n\n Tra le collettive internazionali, a fare la parte del leone \u00e8 la bella selezione dei Rising Talents<\/em>, il consueto format di Maison&Objet dedicato ai giovani talenti emergenti. Agli onori di questa edizione sono i designer statunitensi (da segnalare Alex Brokamp, Bailey Fontaine <\/strong>e Green River Project<\/strong>), di fatto una delle scoperte pi\u00f9 accattivanti per la sperimentazione scanzonata, in alcuni casi anti-tipologica e libera da pretesti. Interessante, fresca e molto coerente nello stile \u00e8 la proposta della Polonia che con Trans: Forming Design from Poland<\/em> presenta la collaborazione tra dieci aziende e dieci designer polacchi. Menzione d\u2019onore anche al Libano, ormai sempre pi\u00f9 spesso nei radar della comunit\u00e0 del design, che nelle stanze sontuose della propria Ambasciata presenta con Minjara Editions<\/strong> una collezione di oggetti in legno realizzati nel distretto manifatturiero di Tripoli e firmati da designer locali. Qui, oggetti tradizionali come il back gammon, il servo muto e il classico carretto mediorientale ritrovano smalto e attualit\u00e0: merito di forme contemporanee e accattivanti, che sanno evidenziarne nuovamente il valore.<\/p>\n\n\n\n Non manca poi neanche la presenza italiana: la campagna pubblicitaria di ITA \u2013 Istituto per il Commercio Estero ha letteralmente osannato Rossana Orlandi<\/strong>, qui nei panni di testimonial per la promozione del design italiano del grande magazzino BHV. La mitica trend scouter milanese era ritratta con i suoi indimenticabili occhiali bianchi su cartelloni pubblicitari e d\u00e9pliant distribuiti per tutta la citt\u00e0, mentre una piccola mostra nello stesso BHV riproponeva una selezione della sua collezione: niente di nuovo per i suoi fan italiani, sicuramente una piccola bella scoperta per i parigini.<\/p>\n\n\n\n \u00c8 stata poi, questa Paris Design Week appena conclusa, un\u2019edizione che ha celebrato il potenziale espressivo del vaso, raccontandone a pi\u00f9 riprese le infinite declinazioni. Tanti i vasi avvistati per la preview di Collectible<\/em> al Mus\u00e9e des Arts Decoratifs, tanti anche quelli esposti da \u00c0 Rebours, la boutique della Fondation Lafayette, addirittura mille quelli della selezione di Meet My Project<\/em> al Espace Commines (belli quelli di Gaetano Di Gregorio, C\u00e9cile Bichon, Barbara Schweizer<\/strong>, belli i mobili in lamiera ondulata di Flatwig<\/strong>). E la scena locale, quella parigina? Fuori dalle coordinate del lusso e del pezzo unico, fuori dalla consueta raccolta de Le French Design by VIA<\/strong>, fuori dai temi di ricerca indicati da qualche scuola (ENSCI), troviamo che faccia un po\u2019 fatica ad emergere. \u00c8 il caso del distretto Vertbois, il polo off <\/em>che non ha regalato particolari scoperte. Segno, ci sembra, che in una citt\u00e0 che sta lavorando molto per la coesione sociale, ma dove permane ancora una netta forbice tra i gusti e i consumi dei diversi ceti, il design emergente e non patinato faccia non solo fatica ad emergere, ma anche a trovare un suo linguaggio, una sua strada.<\/p>\n\n\n\nPARIS DESIGN WEEK: DESIGN INTERNAZIONALE<\/h4>\n\n\n\n
L\u2019ITALIA ALLA PARIS DESIGN WEEK<\/h4>\n\n\n\n
I VASI DELLA PARIS DESIGN WEEK<\/h4>\n\n\n\n