{"id":3167,"date":"2019-06-17T09:16:18","date_gmt":"2019-06-17T09:16:18","guid":{"rendered":"https:\/\/giuliazappa.net\/il-design-di-coppia-alla-prova-del-dialogo-in-israele\/"},"modified":"2019-06-17T09:16:18","modified_gmt":"2019-06-17T09:16:18","slug":"il-design-di-coppia-alla-prova-del-dialogo-in-israele","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/giuliazappa.net\/en\/il-design-di-coppia-alla-prova-del-dialogo-in-israele\/","title":{"rendered":"Il design di coppia alla prova del dialogo. In Israele"},"content":{"rendered":"\n

Design Museum, Holon \u2013 fino al 26 ottobre 2019. Cinque coppie di designer mettono in scena gli esiti della propria pratica collaborativa, raccontando attraverso cinque progetti inediti cosa significhi ispirarsi a vicenda e trovare una chiusa alla propria ricerca.<\/strong><\/p>\n\n\n\n

Quanto confronto, scontro e capacit\u00e0 di mediazione cela la quotidianit\u00e0 di due designer che lavorano insieme? Dopo due anni di gestazione, arriva al Design Museum di Holon The Conversation Show<\/em>, il nuovo progetto espositivo che il museo israeliano dedica al \u201cdesign duale\u201d. A cura di Maria Cristina Didero, qui alla sua seconda mostra a Holon dopo la grande monografica su Nendo nel 2017, The Conversation Show<\/em> vuole raccontare attraverso i lavori di cinque coppie di designer internazionali \u2013 BCXSY, <\/strong>mischer\u2019traxler, Reddish, Snarkitecture e Zaven \u2013 la complessit\u00e0 e la significazione insita nel processo collaborativo che prende vita quando due designer, poco importa \u2013 o forse s\u00ec? \u2013 se insieme solo nel lavoro o anche nella vita, sviluppano un nuovo progetto.
Di coralit\u00e0, nell\u2019implementazione di un prodotto, si \u00e8 sempre parlato riconoscendone il valore. Eppure, mai \u00e8 stato messo in discussione il protagonismo della visione autoriale del designer, quantomeno in tempi di cui le design star sono spesso solleticate a fare dei propri lavori uno sfoggio di personalit\u00e0 \u2013 o, a seconda di come la si voglia vedere, di narcisismo. The Conversation Show<\/em>, al contrario, ha voluto scommettere sulla possibilit\u00e0 di poter raccontare i meccanismi che guidano l\u2019interazione tra due progettisti e che portano alla creazione di un\u2019opera aperta spesso pi\u00f9 ricca di profondit\u00e0, di potenzialit\u00e0 connotative, di una sua \u201ccentratura\u201d.<\/p>\n\n\n\n

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Dune, Zaven. Image Credit Elad Sarig<\/em><\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

I PROGETTI<\/h4>\n\n\n\n

Sviluppati a partire da un medesimo briefing, i cinque lavori commissionati dal museo in occasione della mostra sono caratterizzati da esiti sorprendentemente diversi. Il duo viennese mischer\u2019traxler <\/strong>(Katharina Mischer<\/strong> e Thomas Traxler<\/strong>) mette in scena con Coalesque <\/em>un pendolo interattivo che, a seconda della posizione dei visitatori che lo circondano, si muove in uno spazio tridimensionale cambiando colore e sintetizzando in un colpo d\u2019occhio il divagare erratico delle idee, il loro migrare da un punto all\u2019alto a seconda di nuovi, incalzanti stimoli.
Il duo israeliano Reddish <\/strong>(Naama Steinbock<\/strong> e Idan Friedman<\/strong>), <\/strong>invece, restituisce il senso della propria pratica collaborativa con Balancing Act<\/em>, una scultura cinetica realizzata con objet trouv\u00e9 ispirati ai reperti dei vecchi musei di storia naturale. Pi\u00f9 legata a un\u2019idea di prodotto tout court \u00e8 invece la ricerca di Zaven<\/strong> (Enrica Cavarzan<\/strong> e Marco Zavagno<\/strong>), che con Dune<\/em>, una serie di lampade dove due lastre di vetro soffiato si sovrappongono in maniera scalzata inglobando all\u2019interno un neon, restituiscono l\u2019idea di una interazione che si fa sommatoria di punti di vista, di strati di senso che si solidificano l\u2019uno sull\u2019altro. Ancora, con Reciprocal Syntax<\/em> il duo BCXSY <\/strong>(Boaz Cohen <\/strong>e Sayaka Yamamoto<\/strong>) trasforma il lavoro in coppia in un\u2019istanza giocosa, qui restituita con una installazione immersiva dove un dondolo in movimento genera proiezioni nello spazio. Pi\u00f9 enigmatica invece la proposta di Snarkitecture <\/strong>(Daniel Arsham<\/strong>, Alex Mustonen<\/strong> e Benjamin Porto<\/strong>), l\u2019unico trio presente in mostra il quale, in collaborazione con Gufram, mette in scena nella galleria inferiore del museo un percorso costellato di varchi e di specchi. Il passaggio da un punto all\u2019altro si trasforma in un gioco di attese che emana un\u2019aura di mistero, ambigua nei confronti di noi stessi e delle nostre aspettative. Accanto ai lavori, video di cinque minuti realizzati da Francesca Molteni<\/strong> con Muse Factory of Projects e insieme alla stessa Didero guardano poi all\u2019altro lato della medaglia: allontanandosi dalla sintesi astratta offerta dalle installazioni in mostra, i film svelano al contrario la quotidianit\u00e0 del lavoro in comune, corredando questo racconto \u201cferiale\u201d con dettagli pratici e suggestioni visive.<\/p>\n\n\n\n

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Reciprocal Syntax, BCXSY. Image Credit Elad Sarig<\/em><\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

DESIGN E DIALOGO<\/h4>\n\n\n\n

Impossibile chiedere alla mostra di convincerci che questa dimensione plurale sia necessariamente pi\u00f9 fertile, efficace, risolutiva del lavoro individuale. Il conflitto dovuto al confronto tra due alterit\u00e0, qui, sembra mediato, ma senza offrire rassicurazioni sulla bont\u00e0 dell\u2019approccio, piuttosto facendosi allegoria di un tempo che sembra un po\u2019 sparito dal radar ma del quale noi tutti dovremmo auspicare il ritorno, quello del confronto e del dialogo. Oltre all\u2019invito sottotraccia, The Conversation Show<\/em> regala un\u2019altra esperienza sottile, offrendosi come un dispositivo che sa mettere in luce la potenzialit\u00e0 del design nell\u2019esprimere istanze metaforiche, come quelle \u2013 movimento, equilibrio, sommatoria, gioco, romanzo di formazione \u2013 che i progetti a Holon sembrano pronti a svelare. Sembrerebbe, allora, una questione di metodo: auguriamoci, allora, non solo che il metodo del dialogo possa trovare nuova presa, ma anche che il design possa continuare a essere chiamato in causa per generare metafore significative, divertenti, prolifiche.<\/p>\n\n\n\n

Pubblicato su Artribune.com<\/a> il 17 giugno 2019<\/em><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

Design Museum, Holon \u2013 fino al 26 ottobre 2019. Cinque coppie di designer mettono in scena gli esiti della propria pratica collaborativa, raccontando attraverso cinque progetti inediti cosa significhi ispirarsi a vicenda e trovare una chiusa alla propria ricerca. Quanto confronto, scontro e capacit\u00e0 di mediazione cela la quotidianit\u00e0 di due designer che lavorano insieme? … <\/p>\n