{"id":3173,"date":"2018-12-26T09:15:40","date_gmt":"2018-12-26T09:15:40","guid":{"rendered":"https:\/\/giuliazappa.net\/10-mostre-di-design-da-non-perdere-nel-2019\/"},"modified":"2018-12-26T09:15:40","modified_gmt":"2018-12-26T09:15:40","slug":"10-mostre-di-design-da-non-perdere-nel-2019","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/giuliazappa.net\/en\/10-mostre-di-design-da-non-perdere-nel-2019\/","title":{"rendered":"10 mostre di design da non perdere nel 2019"},"content":{"rendered":"

Un viaggio a tappe intorno al mondo alla scoperta di dieci esposizioni che nel 2019 racconteranno, ognuna a proprio modo, un\u2019accezione diversa del fare design.<\/strong><\/p>\n

\u00c8 un anno ricco di iniziative, quello che si sta per aprire tra pochissimi giorni per gli amanti della cultura del progetto. Oltre alle molteplici fiere, che tra sezioni commerciali e iniziative collaterali continuano ad alimentare le novit\u00e0 della grande giostra del design mondiale, non mancano le mostre che catalizzeranno l\u2019attenzione e il dibattito su tematiche specifiche del fare design. Da New York a Hong Kong, passando per Milano e la Germania (quest\u2019anno le vere mete imperdibili complici l\u2019Esposizione Internazionale e il centenario della nascita del Bauhaus) abbiamo selezionato dieci piccole e grandi mete da segnare nell\u2019agenda dei design-addicted. Un\u2019occasione per viaggiare, ma soprattutto per approfondire personaggi e argomenti noti o meno noti della storia e della pratica del design di ieri e di oggi.<\/p>\n

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1. BROKEN NATURE. DESIGN TAKES ON HUMAN SURVIVALS: XXII ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE, MILANO<\/h5>\n<\/div>\n
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Broken Nature, XXII Triennale Milano 2019<\/div>\n<\/figcaption><\/figure>\n

\u00c8 forse il grande avvenimento che marcher\u00e0 pi\u00f9 di altri le attese, le aspettative e le scoperte del 2019 in fatto di design. La XXII edizione dell\u2019Esposizione Internazionale \u2013 \u201cBroken Nature\u201d, a cura della \u201cnostra\u201d Paola Antonelli, temporaneamente in trasferta dal MOMA di New York alla Triennale di Milano<\/b> \u2013 guarda al futuro della terra e delle specie viventi interrogandosi sui campi di intervento del cosiddetto \u201crestorative design\u201d. Un ambito nuovo della disciplina; certamente, crediamo, il pi\u00f9 necessario, se pensiamo alla necessit\u00e0 di ricucire gli strappi che si sono consumati con il nostro pianeta, e a quanto l\u2019impatto rigenerativo dei nostri interventi possa rappresentare non soltanto una forma attuale di indagine speculativa, ma anche una misura straordinaria per garantirci l\u2019unica convivenza possibile con il nostro ecosistema. La grande mostra, che avr\u00e0 appunto come epicentro la Triennale di Milano, si muover\u00e0 in ambiti multidisciplinari, di cui molti sperimentali e ultratecnologici, e a cavallo tra nomi noti e meno noti della progettazione. Nel frattempo, per preparaci a territori applicativi non scontati e consumare l\u2019attesa \u2013 che \u00e8 poi un po\u2019 anche quella per il Museo Permanente del Design Italiano, l\u2019altra creatura Made in Triennale che costituir\u00e0 una delle grandi highlights del 2019 \u2013 possiamo buttarci a capofitto nella piattaforma online Broken Nature, attiva online gi\u00e0 da mesi e oramai ricca di contenuti, interventi e bibliografie da digerire con la debita lentezza.<\/p>\n

1 marzo \u2013 1 settembre 2019
<\/i>Triennale di Milano
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www.brokennature.org<\/a><\/p>\n<\/div>\n

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2. 100 YEARS BAUHAUS: AKADEMIE DER K\u00dcNSTE, BERLINO<\/h5>\n<\/div>\n
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100 years Bauhaus, Interactive Media Foundation, Berlino<\/div>\n<\/figcaption>\n<\/figure>\n

100 anni fa, la grande accademia dove la rivoluzione del design \u2013 convengono in molti \u2013 ebbe inizio, fu fondata a Weimar da un manipolo di avanguardisti e sperimentatori che credevano nell\u2019opportunit\u00e0 di dare un nuovo corso alle arti applicate attraverso un approccio multidisciplinare, un interesse spiccato verso le ultime disponibilit\u00e0 tecnologiche e un impulso formale largamente ispirato dalla teoria della Gestalt. L\u2019Akademie der K\u00fcnste inaugura il 2019 con un giubileo \u2013 100 years Bauhaus<\/b>, a cura di Bettina Wagner-Bergelt \u2013 dedicato alla celebrazione movimento fondato da Walter Gropius attraverso un festival di arti performative, tra celebrazione del passato e proiezione della sua eredit\u00e0 nel futuro. Ma le celebrazioni del Bauhaus non finiscono qui. Tra le numerose esposizioni destinate a mettere in rilievo aspetti specifici della sua vasta produzione, gli occhi rimangono puntati sull\u2019apertura prevista per il 1 settembre 2019 del Bauhaus Museum Dessau progettato dallo studio di Barcellona Gonzalez Hinz Zabala, che ospiter\u00e0 la seconda collezione al mondo di opere Bauhaus.<\/p>\n

Berlino \/\/ dal 16 al 24 Gennaio 2019
<\/i>Akademie der K\u00fcnste, Hanseatenweg, Berlino
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https:\/\/www.bauhaus.de\/en\/jubilaeum\/4173_100_jahre_bauhaus_das_eroeffnungsfestival\/<\/a><\/p>\n<\/div>\n

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3. TUTTO PONTI, GIO PONTI ARCHI-DESIGNER: MUS\u00c9E DES ARTS D\u00c9CORATIFS, PARIGI<\/h5>\n<\/div>\n
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Tutto Ponti, Gio Ponti archi-designer, Parigi<\/div>\n<\/figcaption>\n<\/figure>\n

Ancora qualche settimana per accorrere a Parigi e perdersi in una delle mostre che pi\u00f9 hanno fatto parlare di s\u00e9 negli ultimi mesi del 2018: \u201cTutto Ponti, Gio Ponti archi-designer<\/i>\u201d (a cura di Sophie Bouilhet-Dumas, Dominique Forest <\/b>e Salvatore Licitra<\/b>) al Mus\u00e9e des Arts D\u00e9coratifs \u2013 di per s\u00e9 una piccola mecca nonch\u00e9, in occasione delle mostre monografiche allestite tra le sale della collezione permanente, una scenografia ricca di stimoli e occasioni di confronto \u2013 \u00e8 una tra le pi\u00f9 complete retrospettive sull\u2019attivit\u00e0 poliedrica del grande architetto milanese. In mostra, ceramiche (ineludibili quelle frutto della preziosa collaborazione con Richard Ginori), arredi (e ancora le piante delle abitazioni per cui sono stati concepiti), dipinti e disegni, taccuini di viaggio e articoli per la stampa (Domus, naturalmente, ma anche quelli esito di una lunga collaborazione con il Corriere della Sera). Inutile negare che, da qualche anno a questa parte, Ponti sia tornato prepotentemente di moda, complici una vasta schiera di epigoni che con le loro riproposizioni di maniera hanno finito per stancare: una constatazione, questa, che non impedisce certo di tornare con curiosit\u00e0 alla sua opera omnia per ammirare ancora una volta l\u2019impulso alla rilettura del classicismo di questo grandissimo interprete della cultura architettonica e decorativa italiana.<\/p>\n

Parigi \/\/ fino al 10 febbraio 2019
<\/i>Tutto Ponti, Gio Ponti archi-designer
<\/i>Mus\u00e9e des Arts D\u00e9coratifs, Parigi
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http:\/\/madparis.fr\/francais\/musees\/musee-des-arts-decoratifs\/expositions\/expositions-en-cours\/tutto-ponti-gio-ponti-archi-designer\/<\/i><\/a><\/p>\n<\/div>\n

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4. \u201cMARS\u201d: DESIGN MUSEUM, LONDRA<\/h5>\n<\/div>\n
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Mars, Design Museum, Londra. Credits NASA<\/div>\n<\/figcaption>\n<\/figure>\n

La colonizzazione del pianeta rosso \u00e8 sempre meno un\u2019utopia, e mentre fisici e astronauti continuano a lavorare sulle tecnologie per traghettarsi (e traghettarci) a circa 58 milioni di chilometri dalla Terra, i designer iniziano a progettare le soluzioni che renderanno possibile un\u2019esperienza di vita tangibile e concreta all\u2019interno della nostra galassia. Per il 2019, il Design Museum di Londra ci offre con \u201cMars\u201d un\u2019anticipazione inedita per intuire la grande portata di questa sperimentazione. Organizzata in tre sezioni \u2013 Arrive (arrivare), Survive (sopravvivere) e Thrive (prosperare) -, la mostra si promette non solo di restituire attraverso un\u2019esperienza immersiva la percezione e l\u2019austera bellezza della superficie di Marte, ma anche di esplorare differenti scenari di possibile sviluppo della vita attraverso progetti inediti su commissione affidati a designer internazionali. Il ruolo del designer, infatti, \u00e8 parte integrante della sfida, non solo per concepire scenari di insediamento (pensiamo alla ricerca del FCL \u2013 Future City Lab guidato da Stefano Boeri<\/b>, in parte confluita nella mostra space&interiors all\u2019ultimo Salone del Mobile), ma anche per definire nei dettagli (un po\u2019 come sta facendo Philippe Starck, alle prese con la progettazione degli interni della navicella spaziale di Axiom, la prima societ\u00e0 dedicata a viaggi turistici nello spazio) ambienti e scenari di vita.<\/p>\n

Design Museum, Londra
<\/i>16 ottobre 2019 \u2013 1 marzo 2020
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https:\/\/designmuseum.org\/exhibitions\/future-exhibitions\/mars<\/a><\/p>\n<\/div>\n

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5. \u201cROAD AHEAD \u2013 REIMAGINING MOBILITY\u201d: COOPER HEWITT, NEY YORK<\/h5>\n<\/div>\n
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The Road Ahead: Reimagining Mobility, New York<\/div>\n<\/figcaption>\n<\/figure>\n

Fino a non molti anni fa, in pochi avrebbero scommesso che le frontiere avvenieristiche tratteggiate dalla fantascienza nel campo della mobilit\u00e0 si sarebbero trasformate in esperienze concrete e reali.  Oggi, tra droni volanti e auto che si guidano da sole, siamo tutti meno scettici, nonch\u00e9 inclini a credere che il futuro ci riservi impareggiabili sorprese. Lo \u00e8 anche il Cooper Hewitt, grande istituzione newyorkese che, con T<\/i>he Road Ahead<\/i>, \u201cincoraggia i visitatori a considerare creativamente come droidi, bot, droni, etc. possano rendere le nostre strade pi\u00f9 sicure, il trasporto pi\u00f9 equo e le citt\u00e0 pi\u00f9 sostenibili<\/i>\u201d. In mostra, quaranta progetti elaborati da importanti aziende, accademia e studi di design (tra cui Arup, MIT, H\u00f6weler + Yoon, Toyota, IDEO e Waymo), che ci illustrano come le sinergie tra nuove tecnologie e i big data siano ormai mature per consegnarci un sistema dei trasporti dal volto tutto nuovo non solo per persone e beni, ma anche per i servizi.<\/p>\n

Fino al 31 marzo 2019
<\/i>Cooper Hewitt, Ney York
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https:\/\/www.cooperhewitt.org\/channel\/road-ahead\/<\/a><\/p>\n<\/div>\n

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6. BETWEEN TWO WORLDS: NATIONAL VICTORIA GALLERY, MELBOURNE<\/h5>\n<\/div>\n
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Escher X nendo | Between Two Worlds, NGV, Melbourne<\/div>\n<\/figcaption>\n<\/figure>\n

Ecco una mostra che acquista interesse non tanto, o meglio non solo, per il contenuto delle opere in mostra, quanto per le ipotesi di lettura che un allestimento coraggioso riesce a sollevare. A firmare quello di \u201cBetween Two Worlds\u201d, monografica sul pi\u00f9 ipnotico degli artisti, Maurits Cornelis Escher<\/b>, \u00e8 infatti Nendo, lo studio giapponese guidato da Oki Sato che ha fatto del divertissement geometrico uno dei suoi marchi di fabbrica. Il set design studiato per l\u2019esposizione, che nella sua ossessiva linearit\u00e0 non ha niente di impersonale o minimalista, si assume tutta la responsabilit\u00e0 di rendersi il vero artefice di questa inedita esperienza di visita. Scacciando via il gusto per la white box, e intrigando con la sua personalit\u00e0 ingombrante ed iconica pubblici decisamente nuovi e, immaginiamo, probabilmente pi\u00f9 giovani.<\/p>\n

Melbourne \/\/ fino al 7 aprile 2019
<\/i>NVG, Melbourne
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https:\/\/www.ngv.vic.gov.au\/exhibition\/escher-x-nendo-between-two-worlds\/<\/a><\/p>\n<\/div>\n

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7. \u201cFOOD: BIGGER THAN THE PLATE\u201d : VICTORIA&ALBERT MUSEUM<\/h4>\n<\/div>\n
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Food: Bigger than the Plate, V&A, Londra<\/div>\n<\/figcaption>\n<\/figure>\n

Passata la vague<\/i> ossessiva volta ad estetizzare il contenuto dei nostri piatti in maniera necessariamente originale, il food design pu\u00f2 tornare a concentrarsi su uno spettro pi\u00f9 ampio di sfide tecniche e antropologiche. Con \u201cFood: Bigger than the Plate\u201d, il Victoria&Albert Museum offre un confronto con le ultime sperimentazioni che hanno investito la filiera alimentare, \u201cdal compost alla tavola\u201d passando per \u201cfattorie urbane, esperimenti gastronomici e carne sintetica\u201d. Obiettivo: riscoprire come design e alimentazione vadano a braccetto in una dimensione squisitamente politica, e come coniugare esigenze di sostenibilit\u00e0 ambientale e bont\u00e0 dei cibi sia senza alcun dubbio alla nostra portata.<\/p>\n

Londra \/\/ dal 18 maggio 2019
<\/i>Victoria&Albert Museum, Londra
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https:\/\/www.vam.ac.uk\/exhibitions\/food-bigger-than-the-plate<\/i><\/a><\/p>\n<\/div>\n

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8. NOGUCHI FOR DANH VO: COUNTERPOINT: M+, HONG KONG<\/h5>\n<\/div>\n
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Noguchi for Danh Vo: Counterpoint, Hong Kong<\/div>\n<\/figcaption>\n<\/figure>\n<\/div>\n

Ecco un\u2019altra esposizione a scommettere su un tandem, quello tra Isamu Noguchi<\/b> (1904 \u2013 1988), artista e architetto giapponese autore di alcuni celeberrimi arredi dal tratto iperscultoreo \u2013 \u00e8 un\u2019icona mondiale il suo Noguchi coffee table \u2013 e Danh Vo (1975), artista danese (ma di origine vietnamita) tra i pi\u00f9 celebri della sua generazione. Il loro connubio non delinea una mostra di design in senso classico ma, crediamo, offre un\u2019opportunit\u00e0 sottile ed elegante per per portare alla luce nuove tensioni contemporanee nell\u2019opera di Noguchi e riflettere sulla natura degli oggetti, indagandone in maniera istintiva personalit\u00e0, carichi simbolici e accostamenti formali.<\/p>\n

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9. ENZO MARI, TRIENNALE, MILANO<\/h5>\n

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Doveva inaugurare al PAC di Milano, ma \u00e8 stata posticipata e spostata alla Triennale di Milano. Quello che importa, comunque, \u00e8 che la mostra si far\u00e0, e la aspettiamo con ansia. Curata dallo stesso Studio Enzo Mari e da Hans Ulrich Obrist, si prospetta come una grande antologica che dar\u00e0 spazio ai lavori su commissione e a quelli autoprodotti di questo grandissimo maestro italiano, tra i pi\u00f9 rigorosi ed eticamente centrati \u2013 nei progetti come nell\u2019afflato teorico \u2013 della sua generazione e di quelle a venire.<\/p>\n

Milano \/\/ autunno 2019
<\/i>Triennale, Milano<\/i><\/p>\n

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10. THE VALUE OF GOOD DESIGN: MOMA, NEW YORK<\/h5>\n<\/div>\n
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The Value of Good Design, MoMA<\/div>\n<\/figcaption>\n<\/figure>\n

Chiudiamo la nostra rassegna con uno dei principali appuntamenti del MOMA di New York per il 2019. La celebrazione del good design, tema della mostra a cura di Juliet Kinchin<\/b> e Andrew Gardner, non \u00e8 cosa nuova per questo genere di istituzioni museali, tanto meno per il celeberrimo museo newyorkese. Del resto, gi\u00e0 nel 1953 la rivista Time scriveva \u201cC\u2019\u00e8 dell\u2019arte in un manico di scopa? S\u00ec, dice il Museo di arte Moderna di Manhattan, se \u00e8 disegnato per essere utile e se \u00e8 bello\u201d, recensendo una esposizione dedicata all\u2019argomento. Perch\u00e9 insistere sul tema, allora? Le ragioni sono molteplici, ma ne sottolineiamo due. Tornare ai classici del design, innanzitutto, permette sempre di scoprire e approfondire il valore degli oggetti e delle idee che li hanno generati, soprattutto in tempi prepotentemente soffocati dalle mode. Infine, \u00e8 bello scoprire come il senso del classico possa rinnovarsi a seconda dello specifico periodo storico: se il tema del \u201cgood design\u201d \u00e8 una classica domanda ancestrale \u2013 cosa rende \u201cgiusto\u201d un oggetto? -, \u00e8 bene trovare una scusa che ci porti ad interrogarci di nuovo sul senso del \u201cponderato\u201d a cui una buona parte della produzione progettuale, volente o nolente, continua ad ambire.<\/p>\n

New York \/\/ dal 10 febbraio al 27 maggio 2019
<\/i>MOMA, New York
<\/i>
https:\/\/www.moma.org\/calendar\/exhibitions\/5032<\/i><\/a><\/p>\n<\/div>\n\n\n

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Un viaggio a tappe intorno al mondo alla scoperta di dieci esposizioni che nel 2019 racconteranno, ognuna a proprio modo, un\u2019accezione diversa del fare design. \u00c8 un anno ricco di iniziative, quello che si sta per aprire tra pochissimi giorni per gli amanti della cultura del progetto. Oltre alle molteplici fiere, che tra sezioni commerciali … <\/p>\n