{"id":3185,"date":"2018-07-18T14:55:12","date_gmt":"2018-07-18T14:55:12","guid":{"rendered":"https:\/\/giuliazappa.net\/sagmeister-walsh-lumanita-della-bellezza\/"},"modified":"2018-07-18T14:55:12","modified_gmt":"2018-07-18T14:55:12","slug":"sagmeister-walsh-lumanita-della-bellezza","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/giuliazappa.net\/en\/sagmeister-walsh-lumanita-della-bellezza\/","title":{"rendered":"Sagmeister & Walsh, l\u2019umanit\u00e0 della bellezza"},"content":{"rendered":"\n
In mostra al Design Museum Holon la prima retrospettiva dello studio newyorkese invita a rintracciare la bellezza nel design di tutti i giorni.<\/h5>\n\n\n\n

Il valore della bellezza e l\u2019effetto edificante che questa \u00e8 in grado di esercitare sono i temi intorno ai quali si declina la prima retrospettiva dedicata al lavoro di Sagmeister &Walsh \u2013 \u201cSagmeister & Walsh: A Retrospective\u201d, a cura di Maya Dvash \u2013 in mostra al Design Museum Holon fino al 20 ottobre. A esattamente sei anni di distanza dalla leggendaria indagine sulla felicit\u00e0 \u2013 \u201cThe Happy Show<\/a>\u201d (2012) \u2013 nella quale Stefan Sagmeister<\/a> aveva condensato una decade di riflessioni ed esperimenti sulle modalit\u00e0 per promuovere la felicit\u00e0 tra gli uomini, l\u2019agenzia creativa newyorkese fondata nel 2012 e guidata dal designer austriaco insieme a Jessica Walsh torna a confrontarsi con un tema sfuggente, soggettivo ed emozionale senza disattendere i canoni inventivi e provocatori che ne hanno reso celebre la comunicazione visiva.<\/p>\n\n\n\n

\"\"
Sagmeister&Walsh, a Retrospective, vista della galleria superiore, photo Shay Ben Efraim<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

\u201cIl concetto di bellezza ha avuto una cattiva reputazione per centinaia di anni\u201d, ha affermato Stefan Sagmeister nel corso della conferenza stampa di apertura della mostra. \u201cI designer pi\u00f9 rispettabili dichiarano di non esserne interessati. Il cambiamento nella percezione psicologica della bellezza ha diminuito le occasioni per ritracciare la bellezza nel design che avvistiamo tutti i giorni nelle citt\u00e0, nell\u2019architettura e nella grafica. L\u2019obiettivo di portare dei pezzi di \u2018The Beauty Show\u2019 al Design Museum Holon \u00e8 quello di mostrare al visitatore che la bellezza non \u00e8 una strategia superficiale, quanto la componente centrale di cosa significa essere umani\u201d. Per Sagmeister & Walsh, dunque, la bellezza \u00e8 s\u00ec il fine necessario \u2013 seducente alla vista quanto concettualmente denso \u2013 di un processo progettuale, ma anche una ricerca in grado di raccontare caratteri culturali, svelare l\u2019umanit\u00e0 insita nei nostri sentimenti o, ugualmente, portare alla luce i nostri pregiudizi.<\/p>\n\n\n\n

\"\"
Beauty = Human, Sagmeister&Walsh, Design Museum Holon, photo Shay Ben Efraim<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

L\u2019installazione site-specific<\/em> concepita per il museo di design israeliano, Beauty=Human<\/em>, ne \u00e8 un esempio calzante: se, da lontano, la grande scritta sul muro appare un esercizio tipografico virtuoso, a uno sguardo ravvicinato si scopre composta di oltre 10.000 cimici e scarabei recuperati in Francia tra le specie di insetti autoctone (non rare). \u00c8 un esercizio di messa a fuoco che rovescia lo stereotipo dell\u2019insetto come essere disgustoso, sottolineando non soltanto il potenziale estetico insito in tutte le cose, ma anche la possibilit\u00e0 che la percezione della bellezza contribuisca a ribaltare i nostri punti di vista, trasformandosi in una guida per favorire la nostra accettazione del mondo.<\/p>\n\n\n\n

\"\"
How Happy Are You, Sagmeister&Walsh, Design Museum Holon, photo Shay Ben Efraim<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Guidati da questa chiave di lettura, la visita al percorso espositivo diventa un\u2019occasione per ritornare sui lavori da antologia dello studio, spaziando tra 70: progetti di identit\u00e0 visiva, poster, campagne pubblicitarie, installazioni e ricerche auto commissionate. Suddiviso in cinque sezioni \u2013 \u201cThe Representation of Emotions\u201d, \u201cCreating Worlds\u201d, \u201cReferences & Quotations\u201d, \u201cLetters as Images\u201d e \u201cRepresenting the Body\u201d \u2013 il corpo principale della mostra include le tante icone che hanno identificato e definito il lavoro di Sagmeister dagli anni Novanta \u2013 il Lou Reed Poster<\/em>, il poster della conferenza dell\u2019AIGA a Detroit del 1999 (celebre metafora del dolore che accompagna lo sviluppo di ogni progetto), il packaging dei CD dei Talking Heads Once in a Lifetime<\/em>(2003), 15 copertine diverse del volume Things I Have Learned In My Life So Far<\/em> (2008) \u2013 come anche lavori pi\u00f9 recenti realizzati dal duo, tra cui il maxi dispenser di gomme da masticare per \u201cThe Happy Show\u201d(2012) o, ancora, Aizone<\/em> (2015), ammiccante campagna pubblicitaria per l\u2019omonimo centro commerciale libanese, fino a Resist<\/em>, la copertina del New York Times Magazine<\/em> dedicata alla marcia delle donne in protesta contro Trump (2017) e soprattutto alcuni estratti. di \u201cBeauty=Function\u201d(2018), presentato al padiglione austriaco dell\u2019ultima Biennale di Architettura di Venezia. Non mancano, infine, i lavori dal portfolio di Jessica Walsh, tra cui il fortunato 40 Days of Dating (2013), disamina sentimentale nonch\u00e9 ennesimo progetto auto-commissionato sulla relazione tra la stessa designer e il suo amico Timothy Goodman, anche lui progettista e illustratore, alle prese con la trasposizione multimediale delle esperienze scaturite dai loro appuntamenti.<\/p>\n\n\n\n

\"\"
Resist, Sagmeister&Walsh, New York Times Magazine, photo Aron Filkey<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Vissute in prima persona mettendo spesso in gioco la propria corporeit\u00e0, terreno espressivo per esperimenti di body art<\/em> condotti sempre sul filo dell\u2019ironia, le opere di \u201cSagmeister & Walsh: A Retrospective\u201d sono anche la conferma di un metodo progettuale personalissimo, che fonde in maniera organica un set design realizzato artigianalmente a una attenta postproduzione in computer graphics<\/em>. Un equilibrio tra analogico e digitale, dunque, che resta per il duo non soltanto lo sfoggio di una maestria tecnica capace di travalicare settori specialistici, ma anche una dichiarazione d\u2019intenti sull\u2019esigenza estetica e sulla sua equiparazione a nuovo funzionalismo del XXI secolo.<\/p>\n\n\n\n

Pubblicato su <\/em>Domusweb<\/em><\/a> il 18 luglio 2018. Tutti i diritti riservati.<\/em><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

In mostra al Design Museum Holon la prima retrospettiva dello studio newyorkese invita a rintracciare la bellezza nel design di tutti i giorni. Il valore della bellezza e l\u2019effetto edificante che questa \u00e8 in grado di esercitare sono i temi intorno ai quali si declina la prima retrospettiva dedicata al lavoro di Sagmeister &Walsh \u2013 … <\/p>\n