{"id":3208,"date":"2017-12-15T14:00:03","date_gmt":"2017-12-15T14:00:03","guid":{"rendered":"https:\/\/giuliazappa.net\/classicita-e-arti-decorative-intervista-a-barnaba-fornasetti\/"},"modified":"2017-12-15T14:00:03","modified_gmt":"2017-12-15T14:00:03","slug":"classicita-e-arti-decorative-intervista-a-barnaba-fornasetti","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/giuliazappa.net\/en\/classicita-e-arti-decorative-intervista-a-barnaba-fornasetti\/","title":{"rendered":"Classicit\u00e0 e arti decorative. Intervista a Barnaba Fornasetti"},"content":{"rendered":"

In occasione del ventennale dell\u2019apertura al pubblico di Palazzo Altemps, la mostra \u201cCitazioni Pratiche\u201d instaura un dialogo inatteso \u2013 e inaspettatamente pertinente \u2012 tra uno dei luoghi emblematici dell\u2019architettura e dell\u2019arte classica di Roma e la cultura tutta novecentesca e surrealista del milanesissimo marchio di arti decorative Fornasetti.<\/strong><\/p>\n

Nel 2013 \u00e8 stata la volta di 100 anni di Follia Pratica, la prima grande mostra-tributo presso la Triennale dedicata all\u2019opera omnia di Fornasetti, atelier fondato a Milano da Piero Fornasetti negli Anni \u201950 del secolo scorso e oggi guidato dal figlio Barnaba. Alla fine del 2017, una nuova esposizione ricontestualizza questo importante patrimonio di mobili, complementi d\u2019arredo e accessori in uno scenario diverso e solo apparentemente inaspettato. In occasione del ventennale dall\u2019apertura al pubblico, la sede del Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps accoglie Citazioni Pratiche. Fornasetti a Palazzo Altemps, nuova consacrazione dell\u2019identit\u00e0 irriducibile di Fornasetti, qui in un confronto hic et nunc con la citt\u00e0 di Roma e con quell\u2019ideale di classicit\u00e0 che pi\u00f9 di qualsiasi altro luogo al mondo la Citt\u00e0 Eterna incarna. In mostra, oltre ottocento pezzi selezionati tra le collezioni di Fornasetti si dispiegano tra i cortili e le stanze monumentali che un tempo furono di principi, cardinali e ambasciatori. Mettendo in scena un gioco di rimandi in cui a rincorrersi sembra essere lo stesso ideale di appropriazione e variazione sul tema che, in maniera solo all\u2019apparenza impensabile eppure in fondo cos\u00ec ovvia, accomuna l\u2019atelier meneghino alle botteghe di scultura della Roma antica.
\nNe abbiamo parlato con Barnaba Fornasetti.<\/p>\n

Dopo 100 anni di Follia Pratica, arrivano le Citazioni Pratiche. Cosa spiega la ricorrenza della parola \u201cpraticit\u00e0\u201d dell\u2019identit\u00e0 di Fornasetti?<\/strong>
\nMio padre riteneva che la progettazione di un oggetto non debba mai dimenticare la sua funzionalit\u00e0: la praticit\u00e0 ne \u00e8 un elemento costitutivo. Un mobile, ad esempio, pu\u00f2 essere decorato fino al limite dell\u2019eccesso, saturato di significati e messaggi emotivi, ma non pu\u00f2 perdere la sua utilit\u00e0: \u201cUna sedia \u00e8 fatta per sedersi e prima di tutto dev\u2019essere comoda\u201d \u2012affermava. Ho sempre seguito questa strada, continuo a crederci fino in fondo e la predico anch\u2019io. Il risvolto pratico, di qualsiasi attivit\u00e0 si tratti, che sia anche divagazione creativa o speculazione intellettuale, \u00e8 una connotazione che l\u2019amico Stefano Bartezzaghi ha individuato come un tratto identitario della mia citt\u00e0 e dei suoi abitanti: \u201cMilano, la citt\u00e0 degli arrapati pragmatici\u201d \u00e8 una sua definizione che trovo pertinente. Fornasetti \u00e8 un nome storicamente legato a questa citt\u00e0, proprio a quella Milano originariamente fucina di idee e sperimentazioni creative che individuavano un felice connubio con il mondo pratico dell\u2019industria.<\/p>\n

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Piero Fornasetti. Photo credit Ugo Mulas<\/figcaption><\/figure>\n

Quella di Fornasetti \u00e8 un\u2019epopea tutta milanese, eppure le suggestioni della grandeur di Roma sembrano connotare da sempre lo sterminato archivio della vostra produzione, non fosse altro per i continui riferimenti all\u2019architettura e alla prospettiva rinascimentale. Cosa si prova a esporre in un capolavoro della classicit\u00e0 quale Palazzo Altemps?<\/strong>
\nFornasetti non \u00e8 legata, come pu\u00f2 sembrare, solo a Milano, ma pi\u00f9 alla civilt\u00e0 italiana, che ha la sua massima espressione estetico-urbana in Roma.<\/p>\n

Come gi\u00e0 per 100 anni di Follia Pratica, \u00e8 lei a curare \u2013 qui insieme a Valeria Manzi \u2012l\u2019allestimento della mostra a Palazzo Altemps. Come avete progettato questo incontro tra le collezioni di arte classica e la produzione novecentesca della vostra bottega?<\/strong>
\nIl percorso di questa esposizione \u00e8 pensato per essere un\u2019esperienza dal carattere contemplativo: \u00e8 un invito a una divagazione senza schemi, a una riflessione personale e a una lettura affidata al visitatore e alla sua immaginazione.<\/p>\n

Cosa risponde a chi critica i progetti espositivi di contaminazione tra antico e contemporaneo come una perdita di identit\u00e0 dei musei e dei loro archivi? Il bisogno di contemporaneo cela forse la nostra crescente incapacit\u00e0 di cogliere e godere della ricchezza e profondit\u00e0 della cultura classica?<\/strong>
\nOgni epoca, per ritrovare identit\u00e0 e forza, ha inventato un\u2019idea diversa del classico. Per dare forma al mondo di domani \u00e8 necessario ripensare le nostre molteplici radici. Per citare Salvatore Settis, \u201cnessuna civilt\u00e0 pu\u00f2 pensare s\u00e9 stessa se non dispone di un altrove nel tempo, cos\u00ec come un altrove nello spazio\u201d. Anche mio padre era partito da \u201cun mondo classico reimmaginato\u201d, ridisegnato con quel gusto metafisico e romantico con il quale il Settecento reinterpretava la classicit\u00e0, per dar vita, alla fine, come l\u2019aveva definita Ettore Sottsass, alla \u201csua grande, vasta, poetica, infinita nuova metafora\u201d. Questo percorso espositivo non \u00e8 mera contaminazione, n\u00e9 un rimedio alla nostra incapacit\u00e0 di cogliere e godere dell\u2019antico, bens\u00ec la valorizzazione contemporanea di quella cultura classica che sta a noi saper evocare per cogliere pi\u00f9 a fondo l\u2019Oggi.<\/p>\n

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A Palazzo Altemps ha trovato una nuova Stanza Metafisica [armadiatura-capolavoro degli Anni \u201950 di Fornasetti composta da 32 ante, N.d.R.]? O, tra i volti celebratissimi delle statue romane che la collezione accoglie, una nuova Lina Cavalieri [la cantante lirica che fu musa di Piero Fornasetti e il cui volto \u00e8 ancora ossessivamente riprodotto tra i prodotti del marchio, N.d.R.] da cui farsi ipnotizzare?<\/strong>
\nA Palazzo Altemps ho ritrovato un po\u2019 entrambe le cose.<\/p>\n

Quale spazio nel mondo di oggi per l\u2019eccentricit\u00e0 e quale il ruolo dell\u2019ornamento per contribuire a tale eccentricit\u00e0? Se il gusto per la lamentela sembra ancora un abito mentale squisitamente italico, la fascinazione per le rovine \u00e8 anch\u2019essa, ancora, una metafora della nostra identit\u00e0?<\/strong>
\nPer Fornasetti la decorazione \u00e8 sempre stata cibo per l\u2019anima, uno stimolo all\u2019immaginazione e al pensiero. In pi\u00f9 occasioni mi \u00e8 capitato di paragonarla alla musica: se ne potrebbe fare a meno, vero, ma provocatoriamente mi piace chiedere di immaginare un mondo senza di essa. Come sarebbe, se lo immagina? L\u2019ostinata presenza delle rovine testimonia l\u2019eternit\u00e0, la loro vittoria sullo scorrere irreparabile del tempo. Roma in particolare \u00e8 fatta di patina, una patina che non \u00e8 solo costituita da sedimenti materici che si stratificano nei secoli, ma di cultura e di modo di vedere. L\u2019attrazione nei confronti delle rovine, testimonianza di un passato ancora presente, \u00e8 una peculiarit\u00e0 che definirei europea pi\u00f9 che esclusivamente italiana.<\/p>\n

Pubblicato su Artribune.com<\/a> il 15 dicembre 2017<\/em><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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