{"id":3209,"date":"2017-12-04T07:46:59","date_gmt":"2017-12-04T07:46:59","guid":{"rendered":"https:\/\/giuliazappa.net\/omer-polak-il-design-dellimpalpabile\/"},"modified":"2017-12-04T07:46:59","modified_gmt":"2017-12-04T07:46:59","slug":"omer-polak-il-design-dellimpalpabile","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/giuliazappa.net\/en\/omer-polak-il-design-dellimpalpabile\/","title":{"rendered":"Omer Polak, il design dell\u2019impalpabile"},"content":{"rendered":"\n
A cavallo tra due Paesi, Israele e Svizzera, e a suo agio tra discipline e metodologie eterogenee, il giovane designer israeliano Omer Polak combina l\u2019interesse per il design di prodotto con uno sguardo fresco sul mondo dei sensi e sulle loro possibili applicazioni. Caratterizzati da una spiccata dimensione performativa, i suoi lavori \u2013 come S senses, un\u2019indagine sugli odori corporei che ha dato luogo ad alcuni dispositivi-gioiello destinati, tra gli altri, ai pazienti affetti da anosmia (la malattia che porta all\u2019indebolimento dell\u2019olfatto), o Blow Dough, un processo di cottura per il pane realizzato con un soffiatore \u2013 mirano a raccontare storie inedite. L\u2019abbiamo incontrato per discutere con lui come sia possibile progettare componenti cos\u00ec volatili e quale possa essere l\u2019impatto sulla percezione della nostra identit\u00e0 e della nostra vita quotidiana.<\/p>\n\n\n\n Ti definisci designer e artista e, allo stesso tempo, non esiti a presentarti come \u201cdesigntist\u201d, una crasi tra designer<\/em> e scientist<\/em>. Come confluiscono queste identit\u00e0 nel tuo lavoro?<\/strong> I tuoi progetti guardano spesso al mondo dei sensi e, in particolar modo, a quello dell\u2019olfatto, di cui ti interessano non tanto i profumi quanto gli odori. Cosa li rende cos\u00ec intriganti e al tempo stesso disturbanti? I workshop sono una parte attiva della tua ricerca.<\/strong> All\u2019ultima Jerusalem Design Week hai presentato \u201cThe Tchelet Island\u201d, un arazzo in macram\u00e9 tinto mediante un\u2019antica tecnica, oggi recuperata grazie allo sforzo combinato di rabbini e ricercatori, che utilizza un preziosissimo azzurro estratto da una chiocciola marina locale.<\/strong>
Anni fa, sono rimasto colpito dalla definizione che Yaakov Kaufman, grande progettista israeliano, dava del design in un\u2019intervista in cui offriva consigli su cosa studiare ai neodiplomati. Per Kaufman, il designer non \u00e8 un professionista in nessun settore. Non sa, per esempio, come lavorare i metalli; e non \u00e8 nemmeno un falegname esperto. Eppure, sa guardare le cose in prospettiva e riesce a mettere in relazione tutti gli aspetti che definiscono la nostra vita quotidiana. Per quanto mi riguarda, io sono semplicemente molto curioso. Quando lavoro su temi scientifici, non ho una solida conoscenza pregressa, ma comincio con una ricerca progettuale e la combino con metodi che assumono una prospettiva scientifica. Quando ho iniziato a collaborare con il Weizmann Institute of Science sul tema dell\u2019anosmia mi sentivo molto insicuro, eppure i miei referenti hanno trovato il progetto decisamente in linea con le loro attivit\u00e0.<\/p>\n\n\n\n
<\/strong>\u00c8 affascinante l\u2019idea di usare un materiale che non \u00e8 un materiale, con cui non puoi costruire niente di visibile. Il mio interesse per gli odori \u00e8 iniziato come un esperimento su me stesso successivamente confluito nel progetto \u201cS senses\u201d: ho progettato un sistema di tubi che si connettono intorno al mio corpo e per giorni ho provato a sentire com\u2019era il mio odore e come cambiava nel tempo. Questa esperienza mi ha suggerito che \u00e8 possibile insegnare a odorare. Non si tratta di giocare con le forme e i colori, ma di creare esperienze che rendano le persone pi\u00f9 consapevoli. L\u2019odore \u00e8 un forte vettore dell\u2019identit\u00e0 e racconta moltissimo dei luoghi e delle persone. Per questo mi piace investigare gli odori che tutti tentano di mascherare.<\/p>\n\n\n\n
Attraverso i workshop ho l\u2019opportunit\u00e0 di avvicinarmi alle persone e usare i loro riscontri per generare informazioni di cui posso verificare le possibilit\u00e0 e i limiti. Una delle cose che facciamo \u00e8 il cosiddetto food pairing<\/em>, ossia assaggiare cibi crudi cambiando la loro associazione. Non bisogna essere esperti per annusare e assaggiare: per esempio, se metti insieme ananas e basilico scopri che hanno qualcosa in comune e che, mangiati insieme, il loro sapore si esalta. Ancora, per la filiale brasiliana di Drom, azienda leader nella ricerca sulle fragranze, abbiamo realizzato un grande archivio di odori tra cui metallo, plastica, frutti, cibo, insieme ad altri oggetti impensati. Con Renata Abelin, responsabile marketing di Drom S\u00e3o Paulo, abbiamo provato a raccontare storie con gli odori, creando una sorta di enciclopedia nella quale possono essere associati uno dopo l\u2019altro per sviluppare una narrativa. Si pu\u00f2 cominciare con un odore d\u2019inquinamento, poi ci si pu\u00f2 fare ispirare da una donna accanto a noi che indossa del profumo, ma che sta sudando, ricavando una timeline<\/em> dell\u2019odore che genera automaticamente una storia.<\/p>\n\n\n\n
Ho lavorato con una comunit\u00e0 di religiosi che vivono in mezzo al deserto per produrre una piccola quantit\u00e0 di materiale destinato agli indumenti rituali indossati dagli ebrei ortodossi. Ai miei occhi questa \u00e8 una conoscenza che potrebbe facilmente estinguersi: non si tratta infatti di una tecnica specificatamente ebraica, visto che in passato era diffusa in tutto il Medio Oriente, in particolare in Libano e Siria. \u00c8 bello pensare che se ci fosse pace nella regione sicuramente questa manifattura potrebbe nuovamente diffondersi, generando una fonte di reddito per molte persone.<\/p>\n\n\n\n