{"id":3223,"date":"2017-06-15T13:12:33","date_gmt":"2017-06-15T13:12:33","guid":{"rendered":"https:\/\/giuliazappa.net\/il-design-in-una-stanza-intervista-a-cristina-celestino\/"},"modified":"2017-06-15T13:12:33","modified_gmt":"2017-06-15T13:12:33","slug":"il-design-in-una-stanza-intervista-a-cristina-celestino","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/giuliazappa.net\/en\/il-design-in-una-stanza-intervista-a-cristina-celestino\/","title":{"rendered":"Il design in una stanza. Intervista a Cristina Celestino"},"content":{"rendered":"

Secondo appuntamento con \u201cUna Stanza Tutta per S\u00e9\u201d, il format romano presentato da Cantiere Galli Design, che offre ai designer uno spazio dove confrontarsi in libert\u00e0 con le proprie visioni. Ne abbiamo parlato con Cristina Celestino, progettista tra le pi\u00f9 fertili e corteggiate degli ultimi anni, qui in veste di nuova interprete delle suggestioni insite nell\u2019eterno leitmotiv di Virginia Woolf.<\/strong><\/p>\n

Ha inaugurato a Roma il secondo appuntamento di Una Stanza Tutta per S\u00e9, il format di installazioni site specific presentato al pubblico della Capitale (e non solo) da Cantiere Galli Design. Aperto lo scorso febbraio sotto l\u2019impulso di Eleonora Galli, questo centro polifunzionale \u2013 allo stesso tempo showroom, materioteca e bookshop \u2013 nato come costola di Edil Mostra Galli si \u00e8 dotato fin dal suo lancio di una empty room, un piccolo contenitore culturale dove dare voce e spazio alla libera immaginazione di una nuova generazione di progettisti.
\nDopo l\u2019esordio con il giovanissimo Giuseppe Arezzi, il nome del secondo designer chiamato a interpretare in chiave progettuale la suggestione wolfiana \u2013 commenta con noi Domitilla Dardi, curatore per il Design del Maxxi Architettura qui in veste di art director di questa stanza speciale \u2013 \u00e8 Cristina Celestino. Classe 1980, residente a Milano dopo una laurea in architettura allo IUAV di Venezia, negli ultimi anni Celestino si \u00e8 imposta con forza sulla scena internazionale \u2013 ricordiamo le collaborazioni con Fendi e Bottega Nove o i prodotti lanciati con il suo brand Attico \u2013 come un\u2019interprete soprattutto colta, ricca di trovate immaginifiche che testimoniano una cifra stilistica in bilico tra ricchezza decorativa e sintesi estetica ferma e consapevole.\u00a0La scelta della Celestino, ci racconta Domitilla Dardi, coincide con la volont\u00e0 di dare voce a una \u201cprogettista dotata di una sensibilit\u00e0 particolare per gli interni e di un segno personale tra i pi\u00f9 definiti e consapevoli nel panorama internazionale. Attraverso scelte cromatiche precise, conoscenza approfondita dei materiali, un immaginario nutrito di grandi classici storici e intuizioni contemporanee, Cristina ha creato una stanza sorprendente. Qui tutto sembra a prima vista sereno e riconoscibile; ma poi un piccolo scarto nella percezione ci proietta in uno spazio che \u00e8 reale e onirico al tempo stesso, travalicando le nostre certezze\u201d.
\nAbbiamo chiesto a Celestino di approfondire con noi Proiezioni, la sua installazione dedicata al tema \u201cpersonale\/condiviso\u201d nell\u2019era dei social network.<\/p>\n

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Cristina Celestino. Photo (c) Cristina Galliena Bohman<\/figcaption><\/figure>\n

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L\u2019INTERVISTA<\/strong><\/p>\n

Con Proiezioni ribalti le prerogative che normalmente associamo all\u2019ambiente interno e a quello esterno: cosa ti ha spinto a cambiare i connotati e le nostre aspettative riguardo una zona giorno\/spazio pubblico e una zona notte\/spazio per l\u2019intimit\u00e0?<\/strong>
\nL\u2019installazione Proiezioni rappresenta la traduzione in progetto di una riflessione molto intima sulla mia interpretazione del tema personale-condiviso, dove il mio immaginario si traduce in linguaggio progettuale. Non esiste una traduzione della zona giorno come spazio pubblico e della zona notte come spazio per l\u2019intimit\u00e0. La stanza \u00e8 una sorta di balcone aperto su cieli stellati che gioca con l\u2019immaginazione e il ribaltamento di alcuni codici progettuali: la moquette color verde pallido tappezza il soffitto della stanza; a pavimento la moquette riveste una sorta di morbida balaustra che termina con un cordolo in travertino; una classica seduta da esterni (sdraio in legno pieghevole) \u00e8 stata rivestita con un ricco velluto capitonn\u00e9; l\u2019illuminazione \u00e8 ottenuta con due diffusori in foggia di ombrelli capovolti con ricchi dettagli in ottone; un cielo stellato apre gli orizzonti della stanza e genera riflessi infiniti. I riferimenti sono molteplici: dal Le Corbusier \u201csurrealista\u201d dell\u2019appartamento sugli Champs-\u00c9lys\u00e9es ai palazzi seicenteschi affrescati come giardini, alla stanza da letto di Adolf Loos \u2013progettata per se stesso e la moglie Lina \u2013, trasformata dall\u2019uso di materiali morbidi. Ho cercato di mettere in scena uno spazio onirico dove l\u2019intimit\u00e0 domestica e rassicurante sconfina in un esterno stellato e infinito. I due mondi sono fluidi e complici ed entrambi giocano un ruolo fondamentale nella creazione del risultato finale.<\/p>\n

Il tuo progetto interpreta il tema del personale\/condiviso: come leggi il cambiamento in atto rispetto al tema del possesso e della condivisione nella societ\u00e0 contemporanea? A tuo modo di vedere, quali sono i riflessi pi\u00f9 interessanti sul tema della casa e del progetto? <\/strong>
\nHo interpretato il tema personale\/condiviso come il binomio tra interiorit\u00e0, mondo inconscio personale, e mondo invece pubblico, collettivo, fatto di relazioni, confronto ed esposizione \u2013anche mediatica. Non \u00e8 quindi una questione di possesso di beni materiali, ma di personale come intimo e di condiviso come collettivo, appartenente a tutti, in senso simbolico prima che materiale.<\/p>\n

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Una Stanza Tutta per S\u00e9. Cristina Celestino. Cantiere Galli Design, Roma 2017<\/figcaption><\/figure>\n

Ti viene spesso attribuita una spiccata sensibilit\u00e0 alla sperimentazione materica e a una lettura \u201cal femminile\u201d. Ti ritrovi in questa prospettiva \u201cdi gender\u201d? <\/strong>
\nNon ritengo che il design, inteso come prodotto e come progetto, abbia un genere. Penso che ci possa essere un approccio pi\u00f9 femminile e uno pi\u00f9 maschile al progetto, ma questo non \u00e8 detto che coincida con l\u2019essere donna o uomo \u2013 come mostra la storia del design e anche la produzione attuale. Il mio mondo di riferimento e i miei codici stilistici vengono associati a un universo femminile e a una sfera legata alla sensibilit\u00e0. Per me non \u00e8 una scelta di campo, ma un linguaggio che mi appartiene e che declino in modi diversi in base ai progetti. Non penso che questo progetto di interior si possa classificare come \u201cfemminile\u201d.<\/p>\n

Com\u2019\u00e8 la tua stanza tutta per te? Sei sensibile al feticismo esercitato dagli oggetti?<\/strong>
\nSeguendo il tema di Virginia Wolf, la \u201cmia stanza tutta per s\u00e9\u201d, \u00e8 la mia stanza personale all\u2019interno del mio studio. Ho raccolto il mio piccolo mondo fatto di oggetti-progetti significativi e questo spazio rappresenta un po\u2019 la mia conquista personale sotto tutti i punti di vista. Certo sono sensibile al tema del possesso degli oggetti \u2013 sono anche collezionista. In questo mio desiderio di possesso, e anche di esposizione dei prodotti, sono guidata dal valore estetico dei pezzi e dal racconto che questi oggetti veicolano. Molte volte un racconto personale, legato alla mia storia; altre volte un racconto legato alla loro storia come progetti.<\/p>\n

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Pubblicato su Artribune.com<\/a> il 15 giugno 2017<\/em><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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