{"id":3246,"date":"2016-09-13T15:14:38","date_gmt":"2016-09-13T15:14:38","guid":{"rendered":"https:\/\/giuliazappa.net\/design-autoprodotto-e-hackeraggio-il-ritorno-di-source\/"},"modified":"2016-09-13T15:14:38","modified_gmt":"2016-09-13T15:14:38","slug":"design-autoprodotto-e-hackeraggio-il-ritorno-di-source","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/giuliazappa.net\/en\/design-autoprodotto-e-hackeraggio-il-ritorno-di-source\/","title":{"rendered":"Design autoprodotto e hackeraggio. Il ritorno di Source"},"content":{"rendered":"

Dal 15 al 22 settembre torna a Firenze \u201cSource \u2013 Self-made design\u201d, il festival internazionale di design autoprodotto che indaga i linguaggi e le logiche di progetto&impresa alla base della nuova generazione di designer-produttori-distributori. Ecco l\u2019intervista al suo fondatore.<\/strong><\/p>\n

Giunto alla quarta edizione con un cambio di sede, dalla Limonaia di Villa Strozzi alle Murate, Source affianca alla mostra collettiva di trenta autoproduttori, selezionati tramite bando, un ricco programma di conferenze, tavole rotonde e workshop (oltre cinquanta i relatori che interverranno nel corso della manifestazione). A latere, sinergie con i commercianti locali in una logica di \u201cshop-sharing\u201d (condivisione di spazi retail con designer alla ricerca di visibilit\u00e0) e un interessante meccanismo di hackeraggio del programma del festival \u2013 Hacking Source \u2013 inseguendo l\u2019obiettivo di aprire e ibridarne la formula con le idee e le intuizioni di curatori terzi.
\nPer capire dove sta andando la scena dell\u2019autoproduzione, abbiamo chiesto al fondatore Roberto Rubini \u2013 alla sua ultima edizione come curatore \u2013 di raccontarci cosa emerge dalla sua posizione di osservatore privilegiato su un fenomeno senz\u2019altro in crescita ma ancora inquieto, e privo di reali baricentri istituzionali e produttivi.<\/p>\n

Source \u00e8 giunto ormai alla quarta edizione e avete contatti con designer di tutto il mondo: come si sta evolvendo lo scenario dell\u2019autoproduzione?<\/strong>
\nAbbiamo affrontato il tema concentrandoci soprattutto sulla ricerca di persone e storie che non sempre emergono, senza tralasciare ovviamente la qualit\u00e0 dei progetti. Il risultato \u00e8 stato entusiasmante. Definire l\u2019autoproduzione non \u00e8 semplice, anche dopo questa lunga esperienza. Quello che posso dire \u00e8 che la ricerca in questo settore non si \u00e8 mai fermata e avviene in luoghi di cui molte persone, ancora oggi, ignorano l\u2019esistenza \u2013 mi riferisco ai laboratori, ai fablab e ai luoghi di ricerca non convenzionali. Affiorano sicuramente due aspetti, che anche solo quattro anni fa non erano cos\u00ec evidenti nelle produzioni indipendenti, ovvero l\u2019importanza delle risorse e l\u2019ottimizzazione della produzione, cos\u00ec come la necessit\u00e0 di confrontarsi sia con la produzione industriale che con il mondo dell\u2019artigianato. Solo il dialogo tra queste realt\u00e0 potr\u00e0 generare un vero cambiamento, innestato con la nostra tradizione di eccellenza.<\/p>\n

Qual \u00e8 il profilo del designer che presenta i suoi progetti a Source e quali le caratteristiche del suo lavoro che vi piace premiare con la vostra selezione?<\/strong>
\nI profili sono tanti e diversi. Differenti gli approcci e gli obiettivi. Ci piace selezionare i progetti che mostrano con chiarezza una strategia, un carattere e anche una dedizione alla professione. Apprezziamo molto sia i lavori indirizzati alla ricerca formale che quelli pensati per lo sviluppo commerciale, purch\u00e9 supportati da un\u2019etica e portatori di un messaggio. Inoltre, ogni vero designer \u00e8 in realt\u00e0 un artigiano della professione e questo ci piace apprezzarlo.<\/p>\n

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Il punto di incontro tra offerta e autoproduzione a favore di un bilancio economicamente sostenibile per i designer secondo te inizia a essere raggiunto? La microeconomia inizia a diventare una massa critica? Oppure cosa serve ancora per raggiungerla?<\/strong>
\nAhim\u00e8 credo siano ancora tanti i designer che vivono d\u2019altro. Il numero di progettisti o studi che \u201cautoproducono\u201d o producono piccole collezioni o produzioni in serie \u00e8 elevatissimo e non genera fatturati per ora considerevoli o adeguati al numero dei produttori stessi. Ritengo sia fondamentale che ognuno di loro si muova in pi\u00f9 direzioni ponendo molta attenzione anche ai contatti con i mondi di cui parlavo prima, ovvero l\u2019industria e l\u2019artigianato. Senza quest\u2019apertura, che non sempre avviene con dinamiche semplici, sar\u00e0 difficile alimentare una vera economia. \u00c8 necessario anche ricordare che gli autoproduttori hanno necessit\u00e0 di implementare le loro abilit\u00e0 imprenditoriali, e che quelli che lo fanno ottengono risultati nettamente superiori.<\/p>\n

La coppia design-artigianato si impone nelle manifatture, negli studi e sulla stampa come modello virtuoso, tuttavia la sensazione \u00e8 che a volte si stia andando incontro a una sovraesposizione che \u00e8 anche un po\u2019 una dispersione di risorse. Quand\u2019\u00e8 invece che si riesce a fare la differenza? Quali sono a tuo avviso i modelli positivi?<\/strong>
\nConcordo sulla dispersione di risorse. Molti soggetti dovrebbero cooperare e unire le forze per aumentare l\u2019impatto dei progetti e gli effetti sulla vita di tutti noi. Detto ci\u00f2, i modelli sono positivi quando a monte non c\u2019\u00e8 solo il profitto e\/o viceversa solo l\u2019aspetto culturale a dettare la linea editoriale di una collaborazione tra un designer e un artigiano. Bisogna seminare e fare in modo che queste coppie nascano spontaneamente e che sia l\u2019artigiano sia il designer sentano il bisogno di interagire e collaborare riconoscendo di essere entrambi indispensabili all\u2019altro.<\/p>\n

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Tornando al vostro programma, \u00e8 interessante notare come non ci si limiti a parlare del connubio tra vecchie maestranze e giovani designer, ma si guardi anche agli scenari pi\u00f9 significativi dell\u2019evoluzione della disciplina di oggi come la microbiologia, i tessuti interattivi, il design degli odori\u2026<\/strong>
\nIl programma quest\u2019anno \u00e8 molto ricco e denso di attivit\u00e0 ed \u00e8 il risultato, oltre che di una crescita, anche della volont\u00e0 di adeguarsi alla location. Le Murate \u2013 ex convento prima e poi carcere \u2013 sono oggi un centro polifunzionale con un potenziale esplosivo. Un mix di case popolari, attivit\u00e0 culturali e commerciali, e quindi ci piaceva l\u2019idea di usare gli spazi per differenti attivit\u00e0, la mostra, gli incontri, gli artigiani che lavorano e fanno dimostrazioni dal vivo ma anche la ricerca e l\u2019innovazione.<\/p>\n

E per quanto riguarda Hacking Source?<\/strong>
\nL\u2019idea di Hacking Source \u00e8 la mia. Ho ritenuto inutile immaginare un progetto o un evento uguale a se stesso che si ripete in loop fino alla ventesima edizione. Proviamo a evolverci. E cos\u00ec abbiamo chiesto il supporto di un gruppo di progettisti con sede in Olanda, guidati dall\u2019architetto Giacomo Garziano founder di GG-loop, per \u201chackerare\u201d il nostro programma. Ne \u00e8 venuto fuori un format innovativo che vedr\u00e0, in un ciclo di sette brainstorming, designer italiani e internazionali confrontarsi su temi diversi (dal cibo alle biotecnologie, passando per i profumi fino ad arrivare all\u2019impatto del design sul pianeta e sulle comunit\u00e0), in un percorso che ci auguriamo possa indicarci la strada per il futuro. Se ci sar\u00e0 una quinta edizione sicuramente non sar\u00e0 uguale a quella che sta per iniziare.<\/p>\n

Firenze \/\/ dal 15 al 22 settembre 2016
\nSource 2016
\nLE MURATE
\nVia dell\u2019Agnolo
\nwww.sourcefirenze.it
\n
\nPubblicato su Artribune.com <\/a>il 13 settembre 2016<\/em><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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