{"id":3255,"date":"2016-05-17T09:26:14","date_gmt":"2016-05-17T09:26:14","guid":{"rendered":"https:\/\/giuliazappa.net\/design-e-riedizioni-il-fascino-dei-revenants\/"},"modified":"2016-05-17T09:26:14","modified_gmt":"2016-05-17T09:26:14","slug":"design-e-riedizioni-il-fascino-dei-revenants","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/giuliazappa.net\/en\/design-e-riedizioni-il-fascino-dei-revenants\/","title":{"rendered":"Design e riedizioni. Il fascino dei revenants"},"content":{"rendered":"
A volte ritornano. Sebbene, a dirla tutta, ultimamente sembrino ritornare sempre pi\u00f9 spesso. Non siamo in un episodio della serie televisiva \u201cLes Revenants\u201d, ma tra le deboli e inconsistenti \u201ctendenze\u201d che hanno abbracciato il campo dell\u2019arredo negli ultimi anni. Qui, in un\u2019accelerazione silenziosa quanto pervasiva, sono le riedizioni a infiltrarsi con sempre maggior decisione tra le mura del nostro universo domestico.<\/strong><\/p>\n COSA SONO LE RIEDIZIONI<\/strong> RISCHIO ZERO? MICA DETTO<\/strong> STILNOVO E GUFRAM<\/strong>
\nNel gergo dei professionisti, la parola-ombrello \u2018riedizione\u2019 indica la riproposizione nei cataloghi aziendali di pezzi fuori produzione fino anche all\u2019industrializzazione di arredi che mai, fino a quel momento, avevano visto la luce oltre il loro stadio di bozza o prototipo. Un fenomeno, \u00e8 giusto tenerlo presente, che accompagna l\u2019evoluzione della cultura del mobile fin dal secondo dopoguerra, se pensiamo alle riedizioni dei pezzi Bauhaus reintrodotti sul mercato da Dino Gavina gi\u00e0 a partire dal 1962.
\n\u00c8 solo recentemente, per\u00f2, che le riedizioni sembrano essersi moltiplicate, fino a un\u2019ultima, decisa impennata registrata al Salone del Mobile. Dove sono stati avvistati, in ordine sparso e in misura largamente incompleta, la nuova seduta Sof Sof (1972) di Enzo Mari per Driade, il mobile porta tv Tiv\u00f9 (1990) di Stefano Giovannoni per InternoItaliano, la collezione di complementi per la tavola Design Memorabilia a firma dei nostri migliori maestri, fino alle nuove (accattivanti?) versioni colorate della Series 7\u2122 di Arne Jacobsen (1955): una moltitudine variegata di espressioni, sia formali che produttive, difficilmente racchiudibili in una sola etichetta. Sebbene tutte, nella loro eterogeneit\u00e0, si mostrino legate da un collante impalpabile: un\u2019aura di \u201csicurezza\u201d, rasserenante e a volte celebrativa, scaturita da un dato culturale gi\u00e0 acquisito che si vuole mettere nuovamente in valore.<\/p>\n
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\nNon che per le aziende, \u00e8 giusto precisarlo, l\u2019iniziativa di una riedizione equivalga a un\u2019operazione a rischio zero. Ne sa qualcosa Cassina, che rappresenta da sempre l\u2019indiscusso capofila nel campo delle riedizioni di design. Inaugurata nel 1965 con quattro arredi realizzati a partire dai disegni di Le Corbusier, la sua collezione I Maestri ha portato avanti per decenni un esercizio filologico di eccezione, se pensiamo che il passaggio da ogni disegno e\/o prototipo a oggetto seriale richiede uno studio attento del pezzo originale e delle tecnologie (contemporanee al momento del progetto? Attuali?) da impiegare nella realizzazione. Domande aperte con cui si \u00e8 confrontata anche Molteni nel 2012 per la messa in produzione di alcuni arredi di Gio Ponti: un lavoro complesso, che ha imposto un\u2019accurata esegesi delle informazioni presenti nell\u2019archivio del grande architetto milanese e ha posto interrogativi non scontati circa la grande o piccola serie in cui dovessero essere realizzati.
\nNon tutte le aziende, per\u00f2, hanno scelto la strada di un inappuntabile rigore formale: lavorando in partnership con il marchio di abbigliamento G-Star RAW, Vitra ha riproposto negli ultimi due anni alcuni arredi da ufficio progettati dall\u2019iconico Jean Prouv\u00e9 negli Anni Quaranta, strizzando l\u2019occhio a un restyling che sa coniugare colori e finiture intriganti con un aggiornamento ergonomico dei progetti in linea con esigenze e attitudini del XXI secolo.<\/p>\n
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\nSono due, tuttavia, i progetti che sembrano marcare con maggiore decisione lo Zeitgeist delle riedizioni contemporanee. Il primo riguarda la rinascita dello storico marchio di illuminazione Stilnovo, sostenuta non solo da un\u2019operazione di rilancio aziendale (una ventina le lampade riproposte finora) ma anche da una ritrovata legittimit\u00e0 culturale ad opera di un comitato scientifico blasonato. L\u2019obiettivo? Trasformare un catalogo senza tempo in una sorta di araba fenice dell\u2019Italian Style, capace di esportarne sui mercati internazionali la pratical grace \u2013 deliziosa definizione per etichettare la specificit\u00e0 del made in Italy \u2013 e di fare scuola convertendo in nuovo asset un vecchio patrimonio industriale. Il secondo, diversissimo dal primo fosse anche solo per il registro stilistico evocato, \u00e8 dato da Gufram e dalla sua riscoperta dell\u2019irriverente eredit\u00e0 radicale. La sua edizione originale de La Cova, seduta cocoon a forma di nido progettata da Gianni Ruffi nel 1972, non \u00e8 solo un invito a un\u2019intimit\u00e0 informale e liberatoria, ma anche un incoraggiamento alla riscoperta dell\u2019audacia fuori dalle righe di quella stagione. Invito che la comunit\u00e0 del design sembra aver accolto con entusiasmo. Sempre in attesa che, fra aste di rarit\u00e0 e fiere sempre pi\u00f9 vintage (Design Miami), una proposta inedita torni a sorprenderla con qualcosa di realmente \u201cmai visto\u201d.<\/p>\n