{"id":3282,"date":"2016-01-15T14:45:42","date_gmt":"2016-01-15T14:45:42","guid":{"rendered":"https:\/\/giuliazappa.net\/17-screens-i-fratelli-bouroullec-a-tel-aviv\/"},"modified":"2016-01-15T14:45:42","modified_gmt":"2016-01-15T14:45:42","slug":"17-screens-i-fratelli-bouroullec-a-tel-aviv","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/giuliazappa.net\/en\/17-screens-i-fratelli-bouroullec-a-tel-aviv\/","title":{"rendered":"17 screens. I fratelli Bouroullec a Tel Aviv"},"content":{"rendered":"

Museum of Arts, Tel Aviv \u2013 fino al 19 marzo 2016. Ronan ed Erwan Bouroullec danno vita a una scenografia rarefatta di assemblaggi materici sorprendenti. In gioco, una speculazione sull\u2019idea di \u201cbordo\u201d che ci spinge, ancora una volta, a interrogare i confini tra arte e design.<\/strong><\/p>\n

OLTRE I LIMITI DISCIPLINARI<\/strong>
\nUna mostra sul confine, sul suo spessore (parafrasando Gilles Cl\u00e9ment) e sulla liminalit\u00e0 nei possibili approcci alla definizione dello spazio. \u00c8 quella che Ronan e Erwan Bouroullec, i fratelli pi\u00f9 celebri del design francese, mettono in scena presso il Tel Aviv Museum of Arts attraverso la concezione di 17 installazioni \u2013 da cui il titolo della mostra, 17 Screens, a cura di Meira Yagid-Haimovici \u2013 in bilico tra geometria ed evanescenza.
\nQuesto esperimento curioso, indubbiamente il pi\u00f9 plateale \u201cfuori tema\u201d all\u2019interno del loro corpus creativo, \u00e8 il frutto di una ricerca libera da committenti privati, avviata un anno fa. Un esercizio di ibridazione disciplinare, potremmo dire, che parte dal disegno a mano libera, esplora accostamenti e assemblaggi materici ingegnosissimi (ceramica, vetro, tessuto, alluminio, plastica) e arriva a definire una rete di esili recinti site specific calati sulle peculiari dimensioni della sala.<\/p>\n

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Ronan and Erwan Bouroullec \u2013 17 Screens \u2013 veduta della mostra presso il Museum of Arts, Tel Aviv 2015<\/figcaption><\/figure>\n

DESIGN E INTIMIT\u00c0<\/strong>
\nIn questo viaggio tra le possibili scansioni dello spazio, tra modularit\u00e0 e composizioni libere, l\u2019appassionato di design non potr\u00e0 esimersi dallo scovare qua e l\u00e0 riferimenti al loro portfolio, nella maggioranza dei casi di tipologia squisitamente industriale: la bacchetta per montare le tende di Ready Made Curtain per Kvadrat, i moduli in plastica e tessuto di Algue e Clouds (rispettivamente per Vitra e Kvadrat), la libreria Cloud per Cappellini.
\nEppure, le assonanze trascendono le citazioni pi\u00f9 o meno esplicite e arrivano ad esplorare un terreno ben pi\u00f9 metafisico qual \u00e8 quello dato dal nostro senso di intimit\u00e0: il perimetro identificato da un nastro basta a definire un passaggio, una stanza, una cuccia? Allo stesso modo, quale presupposto di divisione evoca una linea retta? E, infine, in chiave squisitamente meta-progettuale: come esportare l\u2019idea di un perimetro avvolgente in un\u2019architettura di interni domestica e reale?<\/p>\n

Tel Aviv \/\/ fino al 19 marzo 2016
\nRonan and Erwan Bouroullec \u2013 17 Screens
\na cura di Meira Yagid-Haimovici
\nTEL AVIV MUSEUM OF ART
\n27 Shaul Hamelech Blvd
\n+972 (0)3 6077020
\ninfo@tamuseum.com
\nwww.tamuseum.org.il<\/p>\n

Pubblicato su Artribune.com<\/a> il 15 gennaio 2016 <\/em><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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