{"id":3313,"date":"2015-06-23T12:46:54","date_gmt":"2015-06-23T12:46:54","guid":{"rendered":"https:\/\/giuliazappa.net\/fattobene-il-made-in-italy-ha-un-piccolo-mondo-antico\/"},"modified":"2015-06-23T12:46:54","modified_gmt":"2015-06-23T12:46:54","slug":"fattobene-il-made-in-italy-ha-un-piccolo-mondo-antico","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/giuliazappa.net\/en\/fattobene-il-made-in-italy-ha-un-piccolo-mondo-antico\/","title":{"rendered":"Fattobene. Il made in Italy ha un piccolo mondo antico"},"content":{"rendered":"
Piccoli oggetti della memoria made in Italy. Icone, a cavallo tra il pubblico e il privato, della nostra cultura familiare e popolare, ma in alcuni casi anche prodotti sconosciuti, poich\u00e9 relegati a contesti di produzione regionali e ignoti a chi in altre parti d\u2019Italia \u00e8 nato e tuttora vive.
\nA individuare in saponette, liquori e barattoli di colla un piccolo universo da valorizzare \u00e8 stata Anna Lagorio, giornalista attiva nel campo dell\u2019arte e del design, che per prima ha pensato a una piattaforma su Internet capace di funzionare come una vetrina per prodotti italiani di design anonimo. Appena lanciato, il marchio Fattobene si propone non solo di vendere, ma anche di raccontare questo design italiano senza nome. E non solo per offrire, come dice la stessa Lagorio, una nuova accessibilit\u00e0 commerciale a prodotti di nicchia, ma anche per valorizzare la passione manifatturiera di un\u2019Italia che non abdica al primato della sua piccola industria.<\/p>\n
Com\u2019\u00e8 nato lo spunto per l\u2019avventura di Fattobene?<\/strong> Hai scritto che Fattobene \u00e8 anche uno strumento per raccontare altrimenti l\u2019Italia manifatturiera. Qual \u00e8 la tua visione di quest\u2019Italia laboriosa? <\/strong> Ti sei ispirata a esperienze estere che hanno lavorato un po\u2019 sugli stessi temi? E come guardi ai destinatari stranieri di questo progetto?<\/strong> Il tuo lavoro di selezione mi ricorda quello di un meticoloso archivista del quotidiano. Come si ritrovano questi piccoli oggetti della memoria? \u00c8 vero che, spostandosi da regione a regione, ci si imbatte in oggetti che risultano essere dei perfetti sconosciuti?<\/strong> Oltre che un aggregatore di oggetti, Fattobene \u00e8 anche una piattaforma di e-commerce. Quale modello di business avete adottato? C\u2019\u00e8 la possibilit\u00e0 di lavorare su margini di ricavo per questo tipo di oggetti? <\/strong> Cosa pensi dell\u2019esplosione del fenomeno vintage? Credi anche tu che, in tempi di crisi, il ritorno a forme dell\u2019infanzia sia una forma di conforto?<\/strong>
\nQualche anno fa, io e il mio compagno abbiamo fatto un viaggio nel sud Italia. Un giorno, mentre eravamo in Calabria, alcuni amici ci hanno fatto scoprire una bevanda al caff\u00e8 molto popolare nella zona. Il packaging mi \u00e8 piaciuto subito e mi ha colpito il fatto che fosse praticamente sconosciuta al di fuori della regione.
\nDa quel momento ho iniziato a prestare attenzione alle storie di oggetti, con particolare riguardo per tutti i piccoli archetipi della quotidianit\u00e0: nel tempo, ho collezionato cesti, fischietti, girandole, saponi art d\u00e9co e molto altro. All\u2019inizio era un gioco, ma poi ho scoperto tutto un sistema manifatturiero che lavora seguendo regole antiche, al di fuori del mercato di massa. Fattobene \u00e8 nato dal desiderio di far emergere questa produzione sommersa, inconsueta e preziosa.<\/p>\n
\nIl nostro obiettivo \u00e8 quello di dar vita a un racconto del Paese attraverso la sua cultura materiale. Credo che in questi ultimi anni ci siamo abituati a considerare l\u2019Italia un luogo paralizzato e asfittico. Per questo mi \u00e8 sembrato interessante andare nella direzione opposta, lavorando per costruire un altro modo di percepire il Paese.
\nPersonalmente, da quando ho iniziato questa ricerca, ho trovato un mondo parallelo, incontaminato e creativo di cui ignoravo l\u2019esistenza. Mi sono inerpicata sulle montagne per andare a visitare un laboratorio di tessitura, sono entrata in una fabbrica di candele del Seicento, ho visitato luoghi magici conosciuti solo attraverso il passaparola. Nel giro di poco tempo si \u00e8 creato un grande effetto domino: chiacchierando con le persone, ho scoperto altri spazi, altre realt\u00e0 industriali. Cos\u00ec ho iniziato a compilare un quaderno e oggi ho raccolto decine di indirizzi che aspettano di essere visitati.<\/p>\n
\nIn alcuni Paesi, come Inghilterra, Germania e Portogallo, esistono gi\u00e0 esperienze commerciali che rivalutano il proprio \u201cmade in\u201d. In Italia, no, mancava una cassa di risonanza per promuovere questi manufatti. I consumatori a cui ci rivolgiamo amano l\u2019alta qualit\u00e0 delle materie prime, il buon design, i packaging originali.
\nIn particolare, per i destinatari stranieri, abbiamo organizzato una versione inglese del sito: per ogni pezzo, oltre a raccontare la storia, diamo consigli di lettura, basati su una bibliografia curiosa, ma facilmente reperibile all\u2019estero. In questo modo, oltre a trovare idee per uno shopping alternativo, gli oggetti diventano veri e propri segni per comprendere il Paese da un\u2019angolazione unica.<\/p>\n
\nFacendo la giornalista, ho seguito soprattutto il mio istinto: ho chiacchierato con le persone, sono entrata nelle ferramenta, chiedendo dove avrei potuto trovare produttori di caraffe da osteria o dei secchi per la mungitura, ho visitato molte botteghe storiche per scoprire che cosa \u00e8 ancora in produzione. E, incredibilmente, mi sono accorta che Google non \u00e8 la soluzione per tutto: in effetti, molti di questi oggetti non sono presenti in Rete.
\nIn realt\u00e0, Internet \u00e8 fondamentale per la nostra attivit\u00e0 di ricerca, ma soprattutto per la sua capacit\u00e0 di mettere in relazione le persone: da quando abbiamo lanciato il sito, molte aziende ci stanno scrivendo per presentarsi e chiederci come entrare a far parte della nostra raccolta. Stessa cosa per i social: pensa che una ragazza mi ha appena indicato un produttore di coperte in Abruzzo che lavorava per Giorgio de Chirico. Una meraviglia! In questo modo, la Rete diventa uno strumento insostituibile: in due non sarebbe possibile mappare tutto il Paese con questa profondit\u00e0 di sguardo. Cos\u00ec, invece, le persone ci inviano suggerimenti, micro-racconti, ricordi, come quello legato a un caff\u00e8 prodotto nel Salento, tipico profumo delle valigie che da sud tornavano a nord dopo le vacanze.<\/p>\n
\nLo shop online \u00e8 senz\u2019altro il cuore del progetto: in questo momento, stiamo lavorando per creare accordi commerciali con le aziende. Vorremmo partire a settembre con il lancio di gift box per Natale con una selezione curata da noi. L\u2019idea \u00e8 di cominciare con un sistema di prenotazioni: dal 30 settembre saremo pronti per ricevere gli ordini. In questo modo, per noi \u00e8 meno rischioso dal punto di vista economico, perch\u00e8 venderemo solo ci\u00f2 che \u00e8 stato ordinato e per le aziende \u00e8 un bel modo per farsi conoscere e veicolare il proprio marchio.
\nDa parte nostra c\u2019\u00e8 un impegno etico nel favorire la diffusione di aziende piccole che, altrimenti, sul lungo periodo finirebbero stritolate dal mercato di massa.<\/p>\n
\nCredo che il fenomeno vintage sia una risposta all\u2019imposizione delle grandi catene che si \u00e8 verificata in modo cos\u00ec massiccio negli ultimi anni: chi di noi non si \u00e8 lamentato almeno una volta di trovare le stesse cose dappertutto? Oggi i luoghi che meglio rappresentano il desiderio di un pensiero differente sono i mercatini delle pulci o i negozi vintage, dove ciascuno \u00e8 libero di girovagare e cercare il proprio pezzo unico.
\nFattobene si muove in una direzione simile, anche se noi non ci sentiamo vintage. Anzi. Ci\u00f2 che desideriamo comunicare \u00e8 proprio la continuit\u00e0 di un sistema produttivo che resiste nonostante tutto.<\/p>\n