{"id":3333,"date":"2015-04-16T08:45:42","date_gmt":"2015-04-16T08:45:42","guid":{"rendered":"https:\/\/giuliazappa.net\/il-design-va-in-residenza\/"},"modified":"2015-04-16T08:45:42","modified_gmt":"2015-04-16T08:45:42","slug":"il-design-va-in-residenza","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/giuliazappa.net\/en\/il-design-va-in-residenza\/","title":{"rendered":"Il design va in residenza"},"content":{"rendered":"

Hanno fondato IN Residence, il workshop che dal 2008 crea un ponte fra studenti e giovani promesse del design. Barbara Brondi e Marco Rain\u00f2 ci spiegano come ci si ritaglia un ruolo da \u201cattivatore\u201d. E ci dicono la loro sullo stato dell\u2019arte del design contemporaneo.<\/strong><\/p>\n

L\u2019anno scorso al Fuori Salone IN Residence ha presentato Desiderabilia, una collezione che esplorava la legge del desiderio che lega i designer ai propri artefatti. Quali sono le novit\u00e0 per questo Salone del Mobile?<\/strong>
\nMarco Rain\u00f2<\/strong>: Per la prima volta in un anno IN Residence pubblica due numeri del suo Diario, la collana editoriale che documenta le attivit\u00e0 dei nostri workshop. Il 14 aprile in Ventura Lambrate presentiamo i volumi numero 7 e 8 della serie, a testimoniare gli esiti dei due workshop tematici del 2014, anche comprendendo l\u2019edizione speciale che ci ha visto ospiti del Padiglione Svizzero nel contesto della Biennale di Architettura di Venezia. L\u2019evento che accompagna la presentazione di questi libri \u00e8 invece il lancio della prima collezione di oggetti firmata IN Residence, disegnati nel tempo dai designer che invitiamo come protagonisti dei workshop. Per darti un\u2019idea, in otto edizioni abbiamo ospitato una settantina di giovani designer di talento: rileggere l\u2019elenco completo dei nomi per noi, oggi, \u00e8 davvero emozionante, visto il successo che nel tempo molti di loro hanno avuto.<\/p>\n

In effetti siete diventati famosi per aver dimostrato un fiuto eccezionale nel talent scouting\u2026<\/strong>
\nBarbara Brondi: \u00c8 una cosa buffa, in effetti ora tutti ci chiedono \u201cchi sar\u00e0 il designer del futuro quest\u2019anno?\u201d, perch\u00e9 molti dei designer che abbiamo invitato a IN Residence sono poi stati nominati Designer of the Future a Design Miami.
\nM.R.: Tornando alla collezione, ci piacerebbe immaginarla come una collezione di \u201cmanufatti di esplorazione\u201d. Il primo pezzo lo abbiamo disegnato noi e dovrebbe rappresentare una sorta di manifesto delle intenzioni per \u201corientare\u201d la collezione a venire. Sei la prima persona a cui ne parliamo! In sintesi, si tratta di un sistema che conterr\u00e0 un numero limitato di libri, una struttura \u201cminima\u201d utile a custodire \u2013 ed esporre \u2013 i testi che ciascuno ritiene possano rivelare il proprio universo interiore; \u00e8 un progetto che parla di affezioni, ideali, anche di ossessioni personali, cos\u00ec come di volont\u00e0 di rappresentazione delle identit\u00e0 individuali attraverso la selezione di testi \u201cchiave\u201d: una piccola architettura, un dispositivo per rivelare la ritualit\u00e0 della lettura connessa al piacere e la meraviglia di ampliare le proprie conoscenze.
\nB.B.<\/strong>: In questo senso la collezione che andiamo ad attivare non \u00e8 semplicemente una linea di prodotti, perch\u00e9 a noi interessa che questi \u201csistemi\u201d siano intesi come stimoli alla riflessione sulla relazione che stabiliamo con gli oggetti che ci circondano.<\/p>\n

Quali saranno le modalit\u00e0 di produzione e distribuzione della collezione IN Residence?<\/strong>
\nB.B.<\/strong>: L\u2019idea \u00e8 quella di assumere il ruolo di attivatori per mettere in contatto aziende italiane, selezionate per la qualit\u00e0 del loro prodotto e delle tecniche sperimentate, con i designer appartenenti alla \u201cfamiglia\u201d IN Residence. Il nostro piano prevede libert\u00e0 di accordo tra le aziende e i designer, mentre per la distribuzione vorremmo creare una filiera senza passaggi intermedi, dando la possibilit\u00e0 a chi compra di ordinare il prodotto desiderato direttamente all\u2019azienda.
\nM.R.<\/strong>: La possibilit\u00e0 di creare connessioni significative tra gli attori di questo processo, attivando la nostra capacit\u00e0 di selezione, \u00e8 una cosa che stiamo testando anche con il progetto MARCA, promosso dalla Camera di commercio di Torino per avvicinare aziende e giovani designer del territorio. In occasione del Salone, in zona Brera, lanciamo il terzo oggetto di questa collezione, un dispositivo \u201csensibile\u201d per misurare e rivelare in modo inedito la densit\u00e0 delle polveri sottili negli ambienti domestici.
\nB.B.<\/strong>: \u00c8 un oggetto divertente, caratterizzato da un\u2019espressivit\u00e0 ad alto impatto emozionale, perch\u00e9 capace di produrre segnali decifrabili secondo modalit\u00e0 che non desiderano essere allarmanti: il dispositivo emette delle suggestioni luminose, inducendo una presa di coscienza sulla qualit\u00e0 dell\u2019aria nei luoghi abitati.<\/p>\n

\"\"<\/p>\n

Il payoff di IN Residence \u00e8 \u201cDesign Dialogues\u201d. Come avete individuato nel dialogo la modalit\u00e0 privilegiata per svolgere i workshop?<\/strong>
\nM.R.<\/strong>: Il linguaggio \u00e8 la prima forma di attivit\u00e0 di progettazione. Il dialogo \u00e8 lo strumento che ti permette di capire la direzione da intraprendere, il mezzo attraverso il quale attivare una riflessione: mediante la parola condivisa si possono esprimere concetti, visualizzare contenuti, trasmettere messaggi.
\nB.B<\/strong>: Per formazione \u2013 noi siamo architetti \u2013 pensiamo che il confronto sia veramente fondamentale. In generale, notiamo una diffusa tendenza a sviluppare progetti fortemente individualisti; IN Residence produce esiti condivisi, concertati, frutto di un dialogo, come si diceva. Durante lo svolgimento pratico dei singoli workshop, ad esempio, i designer invitati lavorano in coppia e necessariamente si devono confrontare, tra loro e con gli studenti partecipanti. Questo ha prodotto risultati inaspettati e altamente positivi, apprezzati da tutti.<\/p>\n

In Italia siamo stati abituati a considerare le riviste di design quali luoghi privilegiati per la formazione, il confronto e il dialogo. Un ruolo che appare in crisi\u2026<\/strong>
\nM.R.<\/strong>: Non sono convinto che, tout court, la capacit\u00e0 di approfondimento delle riviste di settore sia da considerarsi completamente in crisi. Registro per\u00f2 un diffuso e generalizzato appiattimento verso un modo di comunicare che predilige la \u201ccronaca\u201d alla \u201ccritica\u201d. Forse \u00e8 una tendenza derivata dall\u2019uso dei social network, in cui c\u2019\u00e8 un abnorme e ingiustificato ricorso al taglia e incolla. \u00c8 necessario recuperare la capacit\u00e0 di sviluppare un pensiero critico analitico.
\nB.B.<\/strong>: Io penso anche che nella societ\u00e0 contemporanea sia in atto un cambiamento molto importante: in questo momento tutto \u00e8 basato sulle comunicazione attraverso le immagini, e si tende a dire che oramai non c\u2019\u00e8 pi\u00f9 bisogno di critica perch\u00e9 la selezione \u00e8 essa stessa una forma di critica. Non sono d\u2019accordo, credo che il contenuto sia realmente ci\u00f2 che fa la differenza rispetto al semplice \u201caspetto\u201d, tuttavia non credo che stia scomparendo. Stiamo vivendo un momento di transizione che non giudico n\u00e9 in maniera positiva n\u00e9 in maniera negativa, ma che gi\u00e0 di per s\u00e9 \u00e8 interessante.<\/p>\n

Per tornare al tema del talent scouting: come monitorate i designer che vi sembrano pi\u00f9 significativi?<\/strong>
\nM.R.<\/strong>: Non abbiamo un unico canale di acquisizione delle informazioni; inevitabilmente la ricerca via web \u00e8 lo strumento principale, ma consultiamo anche la carta stampata e viaggiamo molto. Oggi siamo un po\u2019 pi\u00f9 fortunati perch\u00e9 beneficiamo di quel minimo di visibilit\u00e0 che abbiamo acquisito tramite le nostre attivit\u00e0 precedenti, e cos\u00ec molti designer ci scrivono per informarci sui loro progetti e iniziative. In generale, la nostra ricerca parte sempre da un dato anagrafico, sia per IN Residence che per altre attivit\u00e0 curatoriali: il pensiero dei giovani interpreti \u00e8 quello a cui riserviamo particolare attenzione. Se la tua domanda riguarda il \u201cfiltro\u201d che usiamo per operare le nostre selezioni, dobbiamo tornare al discorso sulla capacit\u00e0 \u2013 anche sintetica \u2013 di esprimere dei concetti, di produrre del senso. Indipendentemente dalla loro vocazione ad aiutarti nella vita quotidiana, e abbiamo un infinito rispetto per chi sa tutto di ergonomia, gli oggetti dovrebbero essere qualcosa di pi\u00f9, dei vettori di senso che iniettino anche un po\u2019 di poesia nelle nostre giornate.
\nB.B.<\/strong>: Si dice che \u201cthe best way to predict the future is to create it\u201d; in un certo senso creiamo delle piattaforme per dare modo ai designer giovani di esprimersi. I Diari di IN Residence, i libri della collana pubblicata da Corraini che vengono distribuiti in tutto il mondo, sono sicuramente un\u2019ottima vetrina per i designer coni quali stabiliamo una connessione.<\/p>\n

Proprio per questo confronto con le giovani e giovanissime generazioni, come valutate le scuole italiane? Oggi la loro capacit\u00e0 formativa viene spesso messa in discussione, soprattutto rispetto ad altre realt\u00e0 quali la Design Academy Eindhoven o il Royal College of Arts.<\/strong>
\nM.R.<\/strong>: Questo \u00e8 un tema su cui riflettiamo da tempo. Io ho la ventura di aver insegnato pi\u00f9 a lungo; in questo momento lo faccio alla Domus Academy di Milano, una scuola che, anche grazie all\u2019istituzione del Metaphysical Club, si sta seriamente interrogando sullo stato dell\u2019arte della situazione formativa nel nostro Paese. In termini pi\u00f9 generali, le esperienze che ho fatto in precedenza in Italia mi hanno spesso offerto l\u2019occasione di registrare una certa difficolt\u00e0 a intercettare con prontezza i segnali della contemporaneit\u00e0. Le esperienze della Design Academy Eindhoven o dell\u2019Ecal di Losanna, per citare un\u2019altra scuola che secondo noi porta avanti iniziative molto interessanti, guardano alla societ\u00e0 contemporanea attraverso una lente analitica e interpretativa concettuale, che tuttavia non preclude una riflessione sviluppata anche attraverso la pratica manuale. Si sono fatte delle scelte, ci si \u00e8 ritagliati un ambito di indagine. Lo Iuav \u00e8 un\u2019ottima universit\u00e0 in Italia, perch\u00e9 ha anche un buon corpo docente; tolto questo caso, per\u00f2, difficilmente riesco a intuire con chiarezza le intenzioni strategiche \u2013 e quindi anche didattiche \u2013 che muovono le scuole nazionali. Non vorrei semplificare, ma la nostra capacit\u00e0 di organizzare le situazioni formative \u00e8 un po\u2019 specchio della societ\u00e0 in cui viviamo. Una societ\u00e0 straordinariamente interessante e complessa, ma in cui il grado di complessit\u00e0 maggiore \u00e8 dato anche dalla sua quotidiana contraddizione.<\/p>\n

Pubblicato su Artribune Magazine #24 \u2013 Speciale Design e su Artribune.com<\/a> il 16 aprile 2015<\/em><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

Hanno fondato IN Residence, il workshop che dal 2008 crea un ponte fra studenti e giovani promesse del design. Barbara Brondi e Marco Rain\u00f2 ci spiegano come ci si ritaglia un ruolo da \u201cattivatore\u201d. E ci dicono la loro sullo stato dell\u2019arte del design contemporaneo. L\u2019anno scorso al Fuori Salone IN Residence ha presentato Desiderabilia, … <\/p>\n