{"id":3341,"date":"2015-03-28T09:42:16","date_gmt":"2015-03-28T09:42:16","guid":{"rendered":"https:\/\/giuliazappa.net\/designs-of-the-year-2015-a-londra-gli-oscar-del-progetto-sbalorditivo\/"},"modified":"2015-03-28T09:42:16","modified_gmt":"2015-03-28T09:42:16","slug":"designs-of-the-year-2015-a-londra-gli-oscar-del-progetto-sbalorditivo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/giuliazappa.net\/en\/designs-of-the-year-2015-a-londra-gli-oscar-del-progetto-sbalorditivo\/","title":{"rendered":"Designs of the Year 2015. A Londra gli Oscar del progetto sbalorditivo"},"content":{"rendered":"
\u201cAnd the winner is\u2026\u201d. A prendersi l\u2019onere e l\u2019onore di vagliare cosa, nel campo del progetto, ha davvero fatto la differenza nell\u2019arco di un\u2019annualit\u00e0 \u00e8 il Design Museum di Londra. Un nome che non ha certo bisogno di presentazioni, trattandosi della principale istituzione museale che in Gran Bretagna cataloga, colleziona e arrischia previsioni sullo stato di una disciplina tra le pi\u00f9 instabili. E che, non contenta, conferisce nomination per la pi\u00f9 importante competizione d\u2019oltremanica e non solo.
\nNato otto anni fa, Designs of the Year \u00e8 innanzitutto un premio internazionale, aperto cio\u00e8 ai progetti di tutto il mondo, senza una specifica visione stato-centrica a fare da filtro come succede al nostro Compasso d\u2019Oro. Ed \u00e8 proprio questo grado di innato cosmopolitismo \u2013 poteva succedere qualcosa di diverso in una citt\u00e0 globale come Londra? \u2013 a dare in prima battuta quel senso di ampio respiro, di cambiamento, di vetrina sull\u2019innovazione che costituisce il maggior grado di attrattiva esercitato dal riconoscimento.<\/p>\n
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Articolato in sei sezioni differenti \u2013 architettura, digitale, moda, prodotto, grafica e trasporto \u2013 il Designs of the Year scandaglia oltre duecento progetti individuati da una giuria di esperti per un totale di 76 nominati nel 2015 e sei vincitori che verranno comunicati nel corso dell\u2019anno. Chiarissima la missione, almeno sulla carta: premiare i lavori in grado di \u201cfavorire il cambiamento, abilitare l\u2019accesso, allargare la pratica del design o catturare lo spirito dell\u2019anno\u201d, come recita lo statuto. Un\u2019idea di buon design, saldamente ancorata alle prerogative di progresso sociale che fanno parte della migliore tradizione del progetto novecentesco.<\/p>\n
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Eppure, la selezione del 2015 colpisce pi\u00f9 per una sorta di \u201cwow effect\u201d, di sensazionalismo iperbolico, che per l\u2019adesione cieca alla missione del concorso. E non si tratta solo della polemica per il gigantismo fuori contesto toccata l\u2019anno scorso al Heydar Aliyev Center di Zaha Hadid a Baku, vincitore per la sezione architettura, e che quest\u2019anno rischia di ricadere sulla novella Fondation Vuitton di Gehry a Parigi. Piuttosto, il gusto per la sorpresa sembra coinvolgere scenari dal sapore futuribile e proiettarci in un mondo a venire ancora \u201cprototipale\u201d. Basta una piccola carrellata tra le nomination per farsene un\u2019idea. Tra cartelloni pubblicitari in grado di assorbire pi\u00f9 CO2 di quanto farebbero 1.200 alberi (succede in Per\u00f9 con Air-purifying billboard realizzato dal Politecnico UTET), auto che si guidano da sole (Google self-driving car), visualizzazione di bioingegneria applicata al paesaggio (Designing for the Sixth Extinction di Alexandra Daisy Ginsberg), la carica di innovazione sembra non aver niente a che vedere con il nostro orizzonte quotidiano.
\nCerto, non mancano progetti di design sociale vero e proprio \u2013 come Project Daniel, fab lab in Sudan per protesi stampate in 3d, o The Ocean Cleanup, campagna per la raccolta della plastica negli oceani \u2013 ma come se si trattasse di un Oscar le buone cause si mescolano a prospettive piene di stupore. Suggerendoci che la vittoria risiede in un mix ponderato di giustizia sociale e dimensione sbalorditiva.<\/p>\n
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E il design del mobile? Marginale. O forse dovremmo dire: residuale. In questo mare magnum di nominati e buone intenzioni, l\u2019arredo in serie si porta a casa soltanto un paio di riconoscimenti, uno dei quali conquistato \u2013 ci fa piacere dirlo \u2013 dal nostro Odoardo Fioravanti (Dragonfly per Segis). Suggerendo che il futuro dell\u2019industria passer\u00e0 ancora da tantissimi buoni prodotti, ma che quello della ricerca sar\u00e0 sempre pi\u00f9 legato da innovazione tecnologica e applicazioni fuori dagli schemi.<\/p>\n
Londra \/\/ fino al 23 agosto 2015
\nDesigns of the Year 2015
\nDESIGN MUSEUM
\nShad Thames
\n+44 (0)20 74036933
\nwww.designmuseum.org<\/p>\n