{"id":3350,"date":"2014-11-01T11:01:13","date_gmt":"2014-11-01T11:01:13","guid":{"rendered":"https:\/\/giuliazappa.net\/biennale-interieur-in-belgio-la-casa-che-non-esiste-piu\/"},"modified":"2014-11-01T11:01:13","modified_gmt":"2014-11-01T11:01:13","slug":"biennale-interieur-in-belgio-la-casa-che-non-esiste-piu","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/giuliazappa.net\/en\/biennale-interieur-in-belgio-la-casa-che-non-esiste-piu\/","title":{"rendered":"Biennale Interieur. In Belgio, la casa che non esiste pi\u00f9"},"content":{"rendered":"

Una citt\u00e0 fuori mano e una Biennale che dal 1968 si interroga con un pizzico di provocazione su come stia cambiando la sfera domestica. Fino a mettere in discussione persino l\u2019ultimo incrollabile mito: la casa che non esiste pi\u00f9. Succede ogni due anni a Kortrijk.<\/strong><\/p>\n

Kortrijk, Belgio. Siamo in un angolo di Europa non lontano dai centri nevralgici dove le cose non solo accadono, ma ne anticipano altre, eppure il senso di spaesamento dato da un luogo apparentemente ai margini non tarda a farsi avvertire. Le occasioni speciali, per\u00f2, servono proprio per rompere gli indugi, ed \u00e8 cos\u00ec che la Biennale Interieur, la fiera di design che pi\u00f9 di ogni altra ha storicamente lavorato al rilancio culturale del rapporto tra expo e fair off (il \u201cfuori salone\u201d, diremmo noialtri), d\u00e0 in pasto ai suoi avventori un buon programma tra mostre, conferenze e progetti in concorso, per superare l\u2019inerzia da isolamento.
\nNel payoff coniato dall\u2019ex direttore di Domus nonch\u00e9 direttore artistico di Matera 2019, Joseph Grima, curatore con il suo studio di architettura Space Caviar dell\u2019edizione 2014, c\u2019\u00e8 tutto il senso del cambio di prospettiva auspicato dalla manifestazione: \u201cThe Home does not exist\u201d, si legge nei grandi billboard per tutta la citt\u00e0. Un lancio che suona un po\u2019 come un anno zero della domesticit\u00e0, se la casa, quel coacervo che intreccia indissolubilmente il senso identitario della famiglia, la difesa dell\u2019intimit\u00e0 come anche la rappresentazione sociale dell\u2019io, si trova a essere annullata nelle sue stesse ragioni d\u2019essere. Perch\u00e9, continua Grima, \u201cper la generazione nomade dei Millennials la casa e i beni che essa contiene non rappresentano pi\u00f9 un valore come espressione di radicamento\u201d.<\/p>\n

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Biennale Interieur 2014<\/figcaption><\/figure>\n

Gli indici di un fenomeno in crescita? Li ritroviamo tutti nello straordinario apparato critico dispensato dal catalogo della fiera e dal volume SMQ: the Quantified Home. In primis, la crescente mobilit\u00e0 delle nuove generazioni, sempre pi\u00f9 cittadini del mondo. Quindi, il riacutizzarsi della rifinanziarizzazione del mattone: si ritorna infatti, a partire da Manhattan, a comprare casa per investire capitale e non per avere un bel posto dove vivere, sia che l\u2019acquirente sia un magnate da petroldollaro o un comune mortale convertitosi a Airbnb. E poi c\u2019\u00e8 l\u2019onda lunga della casa finita sui social, laddove la vita domestica fotografata su Instagram e condivisa su Facebook \u2013 come Grima documenta in SMQ \u2013 si spoglia della sacralit\u00e0 che contraddistingue uno spazio privato per trasformarsi in palcoscenico alla ribalta degli \u201camici\u201d.
\nPeccato, per\u00f2, che pi\u00f9 di un addetto ai lavori si sia rivelato piccato dal leitmotiv de \u201cla casa non esiste pi\u00f9\u201d. Affermare che la casa ha cessato di esistere proprio in seno a una fiera, fra trecento espositori che sono una piccola eccellenza nel comparto del mobile europeo, non assume solo il valore di una boutade? Grima e Space Caviar danno l\u2019impressione di prendersi tutto il gusto della provocazione. Ci\u00f2 nonostante, qualche ombra sulla validit\u00e0 teorica dell\u2019assunto non fa fatica a insinuarsi. Non stavamo ancora vivendo gli effetti di una crisi immobiliare, con prezzi in discesa anche del 30% nel nostro Paese e non solo? E quando, sempre sul fronte della nostra vita pubblica, una disoccupazione crescente ci manda \u201ctutti a casa\u201d, siamo sicuri di viverci la nostra domesticit\u00e0 in maniera poi cos\u00ec sublimata? E gli architetti a dibattito sul palco dello Speakers Corner di Interieur non ci parlano forse di crescente interiorization (nel senso di vita in interni) della nostra vita? Sul fronte della virtualizzazione, poi: \u201cConsumare il reale nei segni del reale\u201d non rinnover\u00e0 a modo suo il protagonismo della casa nella nostra vita? Dubbi leciti, questi, sebbene sempre sfuggenti e mai esaustivi.
\nCosa resta, allora, di una visita a Interieur? Sicuramente il gusto di una fiera a misura d\u2019uomo, che valorizza il lavoro degli espositori e facilita le possibilit\u00e0 di relazione senza nevrosi. Sicuramente i grandi bar esito del concorso e ora allestiti tra i padiglioni, spazi temporanei belli e audaci che dimostrano l\u2019inadeguatezza storica e gastronomica del panino con la cotoletta che ci potremmo mangiare in fiera a Milano. Sicuramente la mostra Smq: the quantified Home, allestita, si fa per dire, all\u2019interno di un edificio scolastico abbandonato nel centro storico della citt\u00e0: in scena neanche un mobile, solo un percorso guidato tra le stanze e una successione di date e citazioni sull\u2019evoluzione della sfera domestica. E infine, il gusto quasi narrativo di poter pensare e vivere un Expo come uno tutt\u2019uno coeso, quasi si trattasse di un testo che per quanto corale e polifonico riesce a lanciare una trama univoca, rilanciando le consuetudini su cosa possa e debba essere una fiera e, allo stesso tempo, stimolando dubbi e curiosit\u00e0 molteplici.<\/p>\n

Pubblicato su Artribune.com<\/a> il 1 novembre 2014<\/em><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

Una citt\u00e0 fuori mano e una Biennale che dal 1968 si interroga con un pizzico di provocazione su come stia cambiando la sfera domestica. Fino a mettere in discussione persino l\u2019ultimo incrollabile mito: la casa che non esiste pi\u00f9. Succede ogni due anni a Kortrijk. Kortrijk, Belgio. Siamo in un angolo di Europa non lontano … <\/p>\n