{"id":3354,"date":"2014-07-03T08:30:22","date_gmt":"2014-07-03T08:30:22","guid":{"rendered":"https:\/\/giuliazappa.net\/gaetano-pesce-lottimismo-della-diversita-intervista-col-designer\/"},"modified":"2014-07-03T08:30:22","modified_gmt":"2014-07-03T08:30:22","slug":"gaetano-pesce-lottimismo-della-diversita-intervista-col-designer","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/giuliazappa.net\/en\/gaetano-pesce-lottimismo-della-diversita-intervista-col-designer\/","title":{"rendered":"Gaetano Pesce, l\u2019ottimismo della diversit\u00e0. Intervista col designer"},"content":{"rendered":"
\u00c8 con una mostra da novanta, corposa antologica e al tempo stesso curioso esperimento allestitivo, che il Maxxi inaugura ufficialmente la sua stagione estiva. Protagonista, uno dei pochi designer che in Italia chiamiamo maestro: Gaetano Pesce.<\/strong><\/p>\n Tributo, esperimento di rilettura, spazio per nuove opere site specific: ecco le dimensioni dell\u2019accoglienza che il Maxxi di Roma riserva a Gaetano Pesce<\/strong> (La Spezia, 1939) con “Il tempo della diversit\u00e0”, la grande monografica dedicata all\u2019opera dell\u2019immaginifico designer veneziano d\u2019adozione, paladino di una libert\u00e0 di ricerca interdisciplinare e al tempo stesso testimone indefesso di un segno compiutamente personale, mai appiattito in oltre quarant\u2019anni di attivit\u00e0 sulle correnti del momento. Una ricomposizione sintagmatica, dunque, che si trasforma nella possibilit\u00e0 di mettere in risalto la coesione del corpus progettuale di Pesce, al di l\u00e0 di qualsiasi etichetta. Come non afferire alla curiosa categoria del Difetto le forme bislacche che puntellano la sezione Persona? Come non leggere \u2013 uno tra gli altri \u2013 il progetto per la biblioteca pubblica di Teheran come un attestato politico oltre che come possibile espressione di un genius loci? Ecco, forse, il risultato pi\u00f9 compiuto della mostra: rendere elastica la nostra visione, proprio come suggerisce il progetto Manifesto per la Casa Elastica con cui si apre l\u2019esposizione. Simbolo, anche questo, di un\u2019energia fattiva e impulsiva, di un ottimismo che, parola dello stesso Pesce, nasce dalla consapevolezza di vivere tempi migliori rispetto a quelli che ci hanno preceduto. Come ci guida il titolo, Il tempo della diversit\u00e0, alla scoperta della mostra?<\/strong> La parola \u2018tempo\u2019 ricorreva anche nel titolo di una mostra del 2005 tenutasi in Triennale, Il rumore del tempo.<\/strong> Quindi \u00e8 un tempo collettivo oltre che individuale?<\/strong> La riedizione di UP troneggia nel cortile nel Maxxi. Le interessa ancora esprimere una dimensione politica nella sua opera?<\/strong> Lei era tra i protagonisti della celebre mostra Italy, the new domestic landscape. Ha ancora senso per lei parlare di design nazionale?<\/strong> Come designer italiano tra i pi\u00f9 cosmopoliti, quale paradigma racconta meglio l\u2019Italia di oggi vista dall\u2019estero, l\u2019Italia come Fundamentals della Biennale di Koolhaas o la Grande Bellezza di Sorrentino?<\/strong>
\n\u00c8 una macroinstallazione nel cortile del museo, ricostruzione fuori scala della celebre poltrona-icona UP edita nel 1969 da C&B, a inaugurare il percorso espositivo. Un simbolo ineludibile, quello di una condizione femminile ridotta ancora oggi in catene, ma anche un significante in grado di illustrare tutti i temi cari alla poetica del maestro: l\u2019importanza della diversit\u00e0 quale fondamentale politica del progetto, la fuga dall\u2019astratto a favore di un realismo che comunica con immediatezza ed energia, la tattilit\u00e0 dei materiali come invito all\u2019uso fuori dalle righe e fuori dal primato della vista.
\nAll\u2019interno del museo, invece, l\u2019esposizione si fa sistematica, scandendo l\u2019opera pesciana attraverso una successione di capitoli \u2013 Non standard, Persona, Luogo, Difetto, Paesaggio, Corpo, Politica \u2013 proposte dai curatori Gianni Mercurio e Domitilla Dardi come un percorso di scoperta denso di riferimenti. A cui si aggiunge per\u00f2 una via d\u2019uscita, che arriva dallo stesso Pesce sotto forma di provocazione: l\u2019invito a spostare i quaranta pannelli mobili attraverso i quali \u00e8 stato concepito l\u2019allestimento, assecondando con la spontaneit\u00e0 di un gesto muscolare ogni possibile tentativo di rilettura.<\/p>\n
\nSono per\u00f2 le parole dello stesso Pesce, nell\u2019intervista che il maestro ha dedicato ad Artribune, a orientarci nel percorso di lettura della mostra.<\/p>\n
\nIntanto il titolo \u00e8 un invito a riflettere sul fatto che la diversit\u00e0 \u00e8 un elemento di grande positivit\u00e0, contrapposto all\u2019uguaglianza, che \u00e8 un modo per appiattire le differenze. Direi che, quando siamo al cimitero, siamo tutti uguali; quando siamo vivi, siamo diversi. Vale la pena riflettere su questo, perch\u00e9 ci sono stati movimenti che hanno cercato di dirci che siamo tutti uguali, e hanno seminato la noia nel mondo, se non il dramma e il crimine. Questa mostra vuole far riflettere sul fatto che non ci sono barriere nell\u2019espressione, e che i creatori \u2013 perch\u00e9 la creativit\u00e0 ce l\u2019hanno tutti \u2013 dovrebbero esprimersi secondo i momenti, i problemi, gli stimoli correnti.<\/p>\n
\nIl tempo \u00e8 sempre stato nelle mie mostre. A Parigi ho fatto una mostra che si chiamava Le future est peut-\u00eatre pass\u00e9?, per dire che la velocit\u00e0 delle idee \u00e8 cos\u00ec fatalmente forte che, come si fa qualcosa, si \u00e8 gi\u00e0 nel passato. Il nostro tempo ha delle espressioni, bisogna capirlo per vivere secondo quello che il tempo ci suggerisce.<\/p>\n
\nCertamente.<\/p>\n
\nCome \u00e8 giusto, ci preoccupiamo spesso della sorte di certe minoranze. Per\u00f2 c\u2019\u00e8 anche un\u2019altra cosa: met\u00e0 della popolazione del mondo \u00e8 femminile. Non \u00e8 una minoranza, \u00e8 met\u00e0 della popolazione del mondo, e soffre in certi casi a causa delle paure dell\u2019uomo. Io mi sono rifiutato di venire in un albergo a Roma che frequentavo da quindici anni perch\u00e9 il padrone di quell\u2019albergo \u00e8 diventato lo sceicco del Bahrein, il quale ha deciso che le adultere debbono essere lapidate, e cos\u00ec anche gli omosessuali. Bisogna prendere coscienza che la contemporaneit\u00e0 ha delle leggi che ci obbligano a essere aperti verso quello che \u00e8 il futuro, che va veicolato attraverso i discorsi, attraverso la creativit\u00e0, attraverso il comportamento. Il mondo del futuro \u00e8 femminile.<\/p>\n
\nSecondo me s\u00ec: l\u2019Italia resta il Paese del design per diverse ragioni. Il design non \u00e8 fatto solo dai designer, ma \u00e8 fatto dagli industriali, dai rappresentanti che portano in giro i prodotti, da chi li compra ecc. Molti giovani designer vengono in Italia perch\u00e9 nei loro Paesi non trovano il modo di realizzare le loro creazioni perch\u00e9 i loro industriali sono gretti. Per me, il ruolo futuro del design sar\u00e0 quello di valorizzare l\u2019identit\u00e0 dei luoghi, e mi piacerebbe che parlasse non solo dell\u2019autore, ma anche del luogo dove il prodotto viene concepito, della cultura da cui viene, dell\u2019industria che lo produce. Ecco, queste cose qua sono quelle che possono arricchire il mondo del design.<\/p>\n
\nN\u00e9 l\u2019uno n\u00e9 l\u2019altro esempio rappresentano l\u2019Italia. L\u2019Italia \u00e8 molto pi\u00f9 ricca della Biennale di questo architetto postmoderno, o dell\u2019altro che ha fatto questo bellissimo film. L\u2019Italia \u00e8 molto pi\u00f9 complessa, \u00e8 un Paese che ha innato il senso della creativit\u00e0 e questa creativit\u00e0 va molto pi\u00f9 al di l\u00e0 degli esempi che ha portato lei. Oggi attraversiamo un momento in cui molti italiani sono diventati pessimisti, sta di fatto che in realt\u00e0 ci sono i segni per un cambio di registro. Se oggi siamo down, domani saremo up. Sa cosa dice Arlecchino? Che \u00e8 contento quando piove perch\u00e9 domani ci sar\u00e0 il sole.<\/p>\n