{"id":3359,"date":"2014-05-28T09:56:52","date_gmt":"2014-05-28T09:56:52","guid":{"rendered":"https:\/\/giuliazappa.net\/design-destinations-litaliano-cosmopolitano-al-maxxi\/"},"modified":"2014-05-28T09:56:52","modified_gmt":"2014-05-28T09:56:52","slug":"design-destinations-litaliano-cosmopolitano-al-maxxi","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/giuliazappa.net\/en\/design-destinations-litaliano-cosmopolitano-al-maxxi\/","title":{"rendered":"Design Destinations. L\u2019italiano \u201ccosmopolitano\u201d al Maxxi"},"content":{"rendered":"

Otto designer italiani, tutti di stanza ad Eindhoven, restituiscono la loro sensibilit\u00e0 multiculturale attraverso una nuova collezione di oggetti. Pensati per esprimere, ognuno con una propria vocazione, l\u2019interscambio tra latitudini e sistemi-Paese. Una nuova mostra al Maxxi di Roma.<\/strong><\/p>\n

Inaugurando il suo primo discorso in italiano di fronte a una platea di istituzioni e giornalisti, il direttore del Maxxi Hanru Hou si scusa cos\u00ec per una padronanza linguistica ancora stentata: \u201cParlo un italiano cosmopolitano\u201d. Una metafora ottima per restituire il colpo d\u2019occhio sulla mostra “Design Destinations”, l\u2019ultima fatica del museo romano che racconta la dimensione multiculturale dei nostri designer d\u2019esportazione.
\nSulla scia di Erasmus Effect, la rassegna che il Maxxi ha appena dedicato alla giovane architettura italiana residente all\u2019estero, si torna dunque a parlare di migranti culturali, questa volta nel campo del design. Protagonisti otto progettisti italiani tutti di stanza ad Eindhoven \u2013 il duo Formafantasma<\/strong>, Salvatore Franzese<\/strong>, Gionata Gatto<\/strong>, Giovanni Innella<\/strong>, Francesca Lanzavecchia<\/strong>, Maurizio Montalti<\/strong>, Eugenia Morpurgo<\/strong> \u2013 a cui il Maxxi ha commissionato la realizzazione di un\u2019opera che potesse sublimare la propria esperienza di ponte tra culture. Un\u2019operazione curiosa e interessante, quella sposata dalla curatrice Domitilla Dardi<\/strong>, che mette il cosmopolitismo al centro del progetto, privilegiando al contempo un modo di fare design che ha fatto della citt\u00e0 olandese e della sua celebre Design Academy un modello da esportazione. Lontano senz\u2019altro dal linguaggio del progetto che per l\u2019Italia \u00e8 pi\u00f9 consueto, quello incentrato sul dialogo tra committente e destinatario (chi si ricorda i “Pomeriggi alla media industria” di Andrea Branz<\/strong>i?), e che molto invece ha a che vedere con una ricerca personale pi\u00f9 vicina al campo dell\u2019espressione artistica.<\/p>\n

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Design Destinations \u2013 Francesca Lanzavecchia<\/figcaption><\/figure>\n

Non c\u2019\u00e8 spazio, nelle parole di questi designer a cui abbiamo chiesto di approfondire i sentimenti e il sistema di interscambio tra Paese d\u2019origine e d\u2019accoglienza, per la manfrina sulla \u201cserva Italia\u201d e la sua incapacit\u00e0 di trattenere i talenti. L\u2019approdo a Eindhoven, per loro, \u00e8 stato innanzitutto una possibilit\u00e0 di accesso a un sistema che funziona, che riesce a iperstimolare le capacit\u00e0 di ciascuno e che non manca di aiutare e sovvenzionare tutti quei diplomati che decidono di risiedere e investire sul territorio anche dopo la laurea. E se, interrogati su come la prima formazione ricevuta in Italia abbia contribuito a distinguere il loro lavoro una volta giunti nei Paesi Bassi, tutti concordano nel definire il bagaglio culturale dei nostri politecnici e universit\u00e0 come una ricchezza che si riscopre a posteriori, proprio in quell\u2019altro contesto che rifugge dallo studio del manuale e sposa piuttosto la sperimentazione continua come leva di crescita professionale.<\/p>\n

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Design Destinations \u2013 studio Formafantasma<\/figcaption><\/figure>\n

Tuttavia, in una prospettiva sovranazionale che sembra per loro essersi oramai completamente sedimentata, a essere determinante non \u00e8 n\u00e9 l\u2019identit\u00e0 di origine n\u00e9 quella di arrivo, piuttosto la singola esperienza e sensibilit\u00e0 personale, quella appunto che gli oggetti in mostra rappresentano. Pensiamo ad esempio allo specchio Perspectives che Gionata Gatto sviluppa in un confronto ideale con il Ritratto dei coniugi Arnolfini di van Eyck, una proliferazione di dimensioni e punti di vista che diventa simbolo di uno sguardo allargato sul mondo. O ad Asmara, la collezione di coperte e cartoline di FormaFantasma con cui vengono restituiti i flussi migratori dal nostro passato coloniale fino alla recentissima emigrazione in Olanda. O infine anche a Nasco\/Sto, il bastone da passeggio realizzato in vetro da Maurizio Montalti che ospita nei suoi moduli componibili materiali di scarto e colture di organismi in vitro. Metafora, anche questa, di uno scambio interdisciplinare quanto mai allargato, di un laboratorio in divenire dagli esiti incerti eppure promettenti, di una scommessa a rischio su una struttura esposta a una fragilit\u00e0 strutturale che, in questi giorni di europeismo in crisi, sembra quanto mai attuale.<\/p>\n

Roma \/\/ fino al 21 settembre 2014
\nDesign Destinations
\na cura di Domitilla Dardi
\nMAXXI
\nVia Guido Reni 4a
\n06 39967350
\ninfo@fondazionemaxxi.it
\nwww.fondazionemaxxi.it<\/p>\n

Pubblicato su Artribune.com<\/a> il 28 maggio 2014<\/em><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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