{"id":3387,"date":"2011-07-26T11:30:50","date_gmt":"2011-07-26T11:30:50","guid":{"rendered":"https:\/\/giuliazappa.net\/compasso-doro-per-una-volta-a-roma\/"},"modified":"2011-07-26T11:30:50","modified_gmt":"2011-07-26T11:30:50","slug":"compasso-doro-per-una-volta-a-roma","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/giuliazappa.net\/en\/compasso-doro-per-una-volta-a-roma\/","title":{"rendered":"Compasso d\u2019Oro. Per una volta a Roma"},"content":{"rendered":"\n
Orgogli nazionali. Nell\u2019anno in cui l\u2019Unit\u00e0 d\u2019Italia accende l\u2019entusiasmo e la retorica per gli ingegni e le virt\u00f9 patrie, accade che anche il Compasso d\u2019Oro si tinga di un\u2019enfasi celebrativa pi\u00f9 emotiva e iperbolica dell\u2019usuale. Complice un trasferimento temporaneo del premio da Roma a Milano, in concomitanza con la mostra \u201cUnicit\u00e0 d\u2019Italia\u201d, e la volont\u00e0 istituzionale di allargare la consapevolezza sul valore, concreto e simbolico, del patrimonio della collezione nella definizione della nostra identit\u00e0 collettiva.<\/strong><\/p>\n\n\n\n 150 anni dell\u2019Unit\u00e0 d\u2019Italia e il Compasso d\u2019Oro<\/em>. Ma neanche l\u2019eccezionalit\u00e0 della doppia ricorrenza \u2013 il Compasso si tiene a cadenza triennale \u2013 riesce a smantellare quell\u2019attitudine alla discrezione da sempre incarnata dal premio. Che rimane una delle massime espressioni dei nostri valori borghesi, cos\u00ec come la sua storia ci suggerisce: fu Gi\u00f2 Ponti<\/strong>, insuperabile maestro del design italiano, a ispirarne la nascita nel 1954, concretizzando il desiderio di rinnovamento di una classe di progettisti e imprenditori che, proprio in quei primi anni di crescita economica, iniziavano a trovare una propria, efficace sinergia. Non a caso, a prevalere anche in questa XXII edizione del concorso \u00e8 stato un decantato \u201crigore del poco\u201d, sia nei 19 oggetti premiati che nello stile dei protagonisti: una sobriet\u00e0 testimoniata anche dall\u2019habitus di designer e imprenditori, accomunati in questo caso da poche parole e un abbigliamento anti-glamour, capace di comunicare, a dispetto dell\u2019evidente valore al merito di ogni vincitore, la capacit\u00e0 di condividere un orizzonte del presente semplice e quotidiano (ma si pu\u00f2 dire lo stesso delle istituzioni presenti, a cominciare di Gianni Letta, pi\u00f9 volte interrotto da applausi desiderosi di incalzare la fine del suo discorso fiume?).<\/p>\n\n\n\n Non ha fatto difetto, comunque, l\u2019emozione vivissima dei vincitori, pur sempre consapevoli di essersi conquistati un tributo glorioso della storia del design. E questo vale per i grandi marchi italiani, ad esempio Alessi e la Fiat (premiata quest\u2019ultima con la sua 500), per i mostri sacri dell\u2019arredamento \u2013 Magis, Danese, Arper, Martinelli Luce \u2013  come per i numerosi designer stranieri \u2013 ad esempio Konstantin Grcic<\/strong>, Patrick Jouin<\/strong>, i fratelli Bouroullec <\/strong>\u2013 insieme agli italiani \u2013 tra cui Alberto Meda, Odoardo Fioravanti<\/strong>, i Palomba <\/strong>-, gli art director per la prima volta insigniti con un riconoscimento alla grafica (Zup Associati<\/strong>, Tassinari\/Vetta<\/strong>), terminando con i Compassi alla Carriera attribuiti, tra gli altri, a Giotto Stoppino<\/strong>, Enzo Mari<\/strong> e Cini Boeri<\/strong>.<\/p>\n\n\n\n Ma di questo Compasso, oltre che degli aspetti di costume, \u00e8 interessante testimoniare la capacit\u00e0 di saper inglobare i nuovi orizzonti applicativi della disciplina. A cominciare da un premio tributato alla ricerca, quello vinto dal Politecnico di Milano con DRM Design Research Maps, e dall\u2019istituzione di una Targa Giovani volta a dare visibilit\u00e0 alle espressioni pi\u00f9 fresche e innovative degli studenti italiani, troppo spesso oscurati nelle proprie potenzialit\u00e0 dall\u2019aura sacra e irraggiungibile delle precedenti generazioni.
E sebbene i tempi siano cambiati, soprattutto a fronte di un decennio che, passando per l\u2019enfasi accordata alle archistar, ha contagiato il mondo della progettazione con le manie e le piccole vanit\u00e0 di tante piccole designstar, ci piace pensare che il Compasso abbia saputo mantenere una distanza dalle mode e dall\u2019autocelebrazione degli ultimi arrivati, riconfermando quel senso di understatement che rimane il gene pi\u00f9 solido del suo Dna.<\/p>\n\n\n\n


A futura memoria restano, inoltre, i due bei cataloghi pubblicati da Corraini.<\/p>\n\n\n\n