{"id":3390,"date":"2010-11-18T07:43:10","date_gmt":"2010-11-18T07:43:10","guid":{"rendered":"https:\/\/giuliazappa.net\/estudio-campana-a-roma-intervista-ai-fratelli-campana\/"},"modified":"2010-11-18T07:43:10","modified_gmt":"2010-11-18T07:43:10","slug":"estudio-campana-a-roma-intervista-ai-fratelli-campana","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/giuliazappa.net\/en\/estudio-campana-a-roma-intervista-ai-fratelli-campana\/","title":{"rendered":"Estu’dio Campana a Roma: intervista ai fratelli Campana"},"content":{"rendered":"
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Caf\u00e8 Chair, Estudio Campana, 2010<\/figcaption><\/figure>\n

Improvvisazione, semplicit\u00e0, rischio. E il Brasile. \u00c8 quanto racconta Estu’dio Campana, prima esposizione a Roma dei fratelli del design sudamericano. Un\u2019occasione per confrontarsi con l\u2019esuberanza del loro approccio al progetto…<\/p>\n

Surrealismo, ready made, alta artigianalit\u00e0: tutti elementi chiamati in causa per guardare ai vostri lavori. L\u2019arte ha un ruolo privilegiato tra le fonti della vostra ispirazione?<\/strong>
\nHumberto Campana<\/em>: L\u2019arte \u00e8 sempre stata importante, perch\u00e9 quando ho iniziato a fare il designer non mi consideravo un progettista bens\u00ec uno scultore. Dell\u2019arte amavo la lavorazione dei materiali, il lato scultoreo del metallo, la manualit\u00e0 delle saldature. Tra le nostre opere d\u2019esordio c\u2019\u00e8 la collezione Desconfort\u00e0veis [Sconfortevoli, N.d.R.], una serie di sedie realizzate per rendere scomodo e provocatorio il nostro rapporto con esse. Marco Romanelli evidenzi\u00f2 nel nostro lavoro una dimensione legata al design piuttosto che all\u2019arte, consigliandoci di far dialogare la nostra poesia e la nostra forma artigianale con l\u2019industria del mobile.<\/p>\n

I pezzi esposti alla Galleria O sono tutti il risultato di una ricerca sviluppata in autonomia all\u2019interno del vostro studio. In cosa differiscono dalla vostra produzione su committenza?<\/strong>
\nFernando Campana<\/em>: Entrambe le tipologie nascono come prototipi, dopo un vero e proprio periodo di gestazione nello studio. Noi lavoriamo sempre a un prototipo tridimensionale, quindi tra le nostre proposte scegliamo cosa presentare alle aziende. Alcuni sono compatibili con la produzione industriale, altri no, e con questi ultimi realizziamo pezzi in edizione limitata. \u00c8 qualcosa che facciamo per nostro piacere personale, ma \u00e8 anche un modo per coinvolgere le gallerie e per rivolgersi a questa nicchia di mercato.
\nH.<\/em>: Per noi \u00e8 anche importante lavorare in Brasile, avere uno studio dove coinvolgere artigiani locali, recuperandone tecniche in via di estinzione e lavorare con cooperative che operano nelle ex favelas. Credo sia una forma pi\u00f9 politicamente corretta di fare design, un\u2019integrazione e non un\u2019esclusione in grado di generare riscatto sociale, autostima, speranza.<\/p>\n

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Estudio Campana -Galleria O Roma 2010<\/figcaption><\/figure>\n

Design limited edition: una moda, un business o un punto di forza per la disciplina progettuale?<\/strong>
\nH.<\/em>: \u00c8 un processo di integrazione, di cambiamento. Oggi il mondo \u00e8 cambiato, c\u2019\u00e8 pi\u00f9 interesse nel design-arte che propriamente nell\u2019arte: il design si capisce pi\u00f9 facilmente, \u00e8 istintivo, mentre l\u2019arte spesso deve essere spiegata.
\nF.<\/em>: I confini tra le discipline si stanno sfaldando, come fra arte e design, arte e cinema, cinema e moda, cibo e design. Ognuno deve sentirsi libero di fare quello di cui si sente capace senza per\u00f2 approfittare delle mode. Varcare un confine rappresenta sempre un pericolo, che nel nostro caso le aziende si prendono sempre con noi: non solo Edra, ma ad esempio anche Melissa, con cui abbiamo fatto delle scarpe di plastica.<\/p>\n

Il vostro lavoro \u00e8 stato spesso analizzato sotto le lenti della commistione tra culture. Come per The Barbarians, l\u2019ultima collezione per Edra presentata a Milano lo scorso aprile. Chi sono, oggi, i barbari nel design e quale potere costituito debbono abbattere?<\/strong>
\nH.<\/em>: I barbari contemporanei sono senz\u2019altro gli europei, perch\u00e9 attraversano un\u2019epoca di revisione totale. La crisi ha cambiato la mentalit\u00e0 dei consumatori, dell\u2019intellettuale, dei produttori, e noi guardiamo con molto interesse alle nuove attitudini che questo processo sta generando. Un esempio \u00e8 Martino Gamper, lui \u00e8 un vero barbaro che porta avanti una rivoluzione del pensiero, lavorando con gli scarti e dimostrando che per fare non c\u2019\u00e8 bisogno di tanto. In fondo si tratta di un design “emergenziale\u201d, come quello della favela, un modo di ispirarsi non alla povert\u00e0 ma alle idee semplici. Una qualit\u00e0 che ritroviamo oggi anche in Brasile, con la sua improvvisazione, il sapersi muovere verso nuove direzioni, anche grazie al fatto che abbiamo acquisito l\u2019eleganza per farlo.<\/p>\n

Pubblicato su Exibart<\/a> il 18 novembre 2010<\/em><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

Improvvisazione, semplicit\u00e0, rischio. E il Brasile. \u00c8 quanto racconta Estu’dio Campana, prima esposizione a Roma dei fratelli del design sudamericano. Un\u2019occasione per confrontarsi con l\u2019esuberanza del loro approccio al progetto… Surrealismo, ready made, alta artigianalit\u00e0: tutti elementi chiamati in causa per guardare ai vostri lavori. L\u2019arte ha un ruolo privilegiato tra le fonti della vostra … <\/p>\n