{"id":3398,"date":"2009-08-14T15:01:01","date_gmt":"2009-08-14T15:01:01","guid":{"rendered":"https:\/\/giuliazappa.net\/lim-code-by-isolation-unit\/"},"modified":"2009-08-14T15:01:01","modified_gmt":"2009-08-14T15:01:01","slug":"lim-code-by-isolation-unit","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/giuliazappa.net\/en\/lim-code-by-isolation-unit\/","title":{"rendered":"Lim Code by Isolation Unit"},"content":{"rendered":"\n
La collaborazione tra lo studio giapponese Isolation Unit e la catena di parrucchieri LIM Code d\u00e0 vita ad un concept inedito che rompe le aspettative legate alla fruizione e all’estetica di questa specifica tipologia commerciale. Tre gli stilemi fondamentali per leggere il lavoro: senso del luogo rarefatto, presenza spiccata del cemento e segmentazione dei volumi come unica forma di decor. Nel Lim Code di Osaka, ad esempio, l’effetto nude-look del basement \u00e8 amplificato dall’uso di pannelli divisori in cemento, lamiera e legno, che configurano un ambiente austero quanto raffinato. A Tokyo, invece, l’estetica del non finito coinvolge persino i materiali impiegati nella ristrutturazione, eliminati, come nel caso delle finiture, quando non strettamente funzionali. Entrambi i luoghi, interpreti contemporanei della cultura giapponese, mantengono tuttavia una continuit\u00e0 con la tradizione locale dell’abitare, grazie soprattutto alla rinnovata celebrazione del culto del vuoto e alla valorizzazione per sottrazione di oggetti spesso anonimi, come sedie in legno e specchi sospesi in formato king size. Particolare anche il modello di business della catena, che affida ad ogni parrucchiere una postazione da gestire in proprio, favorendo l’autonomia creativa e la conseguente fidelizzazione con il cliente. <\/p>\n\n\n\n
Isolation Unit: Teruhiro Yanagihara
Foto: Takumi Ota<\/p>\n\n\n\n