Programma fertilissimo, pubblico dell’anteprima in stato di curiosità febbrile, mostre circoscritte e allo stesso tempo tanti spunti da tessere in un quadro più generale: il Design After Design trova nella Triennale di Milano un grande palcoscenico dove mettere in scena le proprie tensioni e il proprio carico di aspettative per il futuro.
I 100 VERBI DEL DESIGN
Ad Andrea Branzi e Kenya Hara si deve l’approccio più coeso e rigoroso tra le mostre al debutto in viale Alemagna. “Neo Preistoria – 100 Verbi” è una scansione sull’evoluzione dei nostri artefatti quotidiani che racconta l’uscita definitiva dell’uomo dallo stato di natura e il suo approdo a un mondo che elabora sempre nuovi bisogni, trovando negli oggetti degli strumenti per esprimerli e assecondarli. Girando tra questa raccolta di oggetti a cavallo tra museo etnografico e dipartimento di ricerca&sviluppo, è impossibile non pensare alla suggestione un po’ totemica di “2001 Odissea nello Spazio”, dove il tempo è un vettore che ci porta nel futuro ma allo stesso modo si muove in assoluta continuità con le istanze primordiali che non smettono di caratterizzare la nostra vita.
STANZE ALTRE FILOSOFIE DELL’ABITARE
Una ricognizione che sa alternare linguaggi e attitudini eterogenei, che sa fornire il debito contesto storico alla disciplina dell’architettura di interni e che soprattutto dà spazio agli architetti autori per generare una nuova ricerca o una nuova espressione di stile. Non è un caso, dunque, che senza soluzione di continuità ritroviamo tra gli altri in “Stanze, altre filosofie dell’abitare” (a cura di Beppe Finessi) la prima seduta con IoT integrato (di Carlo Ratti), un modulo abitativo compatto, integrato e completo dotato di un’innovativa applicazione fotovoltaica di matrice organica (Lazzarini e Pickering), un tributo a una cifra personale e a un decennio (Mendini) o una rilettura tra nostalgia e attualità del più classico cabanon lecorbusiano (di Umberto Riva).
W WOMEN IN ITALIAN DESIGN
La vera sorpresa, tuttavia, è proprio il nuovo capitolo che il Triennale Design Museum dedica alle donne italiane del progetto. Resterà interdetto chi si aspettava una semplice riproposizione didascalica del design delle quote rosa. Piuttosto, la mostra curata da Silvana Annicchiarico ha il pregio di gettare luce e valorizzare il cromosoma XX che caratterizza l’approccio femminile nella disciplina, e che ritrova ancora una volta nella potenza esplicativa dei verbi una luce per descrivere specificità ed attitudini esclusive: intrecciare, proteggere, giocare e ricercare sono chiavi di lettura che non solo stupiscono per la bellezza materiale e puntigliosa, attenta al dettaglio degli artefatti in mostra, ma sanno anche riflettere sulle specifiche di genere senza impoverire o cadere nello stereotipo.
Pubblicato su Artribune.com il 1 aprile 2016