Design autoprodotto e hackeraggio. Il ritorno di Source

Dal 15 al 22 settembre torna a Firenze “Source – Self-made design”, il festival internazionale di design autoprodotto che indaga i linguaggi e le logiche di progetto&impresa alla base della nuova generazione di designer-produttori-distributori. Ecco l’intervista al suo fondatore.

Giunto alla quarta edizione con un cambio di sede, dalla Limonaia di Villa Strozzi alle Murate, Source affianca alla mostra collettiva di trenta autoproduttori, selezionati tramite bando, un ricco programma di conferenze, tavole rotonde e workshop (oltre cinquanta i relatori che interverranno nel corso della manifestazione). A latere, sinergie con i commercianti locali in una logica di “shop-sharing” (condivisione di spazi retail con designer alla ricerca di visibilità) e un interessante meccanismo di hackeraggio del programma del festival – Hacking Source – inseguendo l’obiettivo di aprire e ibridarne la formula con le idee e le intuizioni di curatori terzi.
Per capire dove sta andando la scena dell’autoproduzione, abbiamo chiesto al fondatore Roberto Rubini – alla sua ultima edizione come curatore – di raccontarci cosa emerge dalla sua posizione di osservatore privilegiato su un fenomeno senz’altro in crescita ma ancora inquieto, e privo di reali baricentri istituzionali e produttivi.

Source è giunto ormai alla quarta edizione e avete contatti con designer di tutto il mondo: come si sta evolvendo lo scenario dell’autoproduzione?
Abbiamo affrontato il tema concentrandoci soprattutto sulla ricerca di persone e storie che non sempre emergono, senza tralasciare ovviamente la qualità dei progetti. Il risultato è stato entusiasmante. Definire l’autoproduzione non è semplice, anche dopo questa lunga esperienza. Quello che posso dire è che la ricerca in questo settore non si è mai fermata e avviene in luoghi di cui molte persone, ancora oggi, ignorano l’esistenza – mi riferisco ai laboratori, ai fablab e ai luoghi di ricerca non convenzionali. Affiorano sicuramente due aspetti, che anche solo quattro anni fa non erano così evidenti nelle produzioni indipendenti, ovvero l’importanza delle risorse e l’ottimizzazione della produzione, così come la necessità di confrontarsi sia con la produzione industriale che con il mondo dell’artigianato. Solo il dialogo tra queste realtà potrà generare un vero cambiamento, innestato con la nostra tradizione di eccellenza.

Qual è il profilo del designer che presenta i suoi progetti a Source e quali le caratteristiche del suo lavoro che vi piace premiare con la vostra selezione?
I profili sono tanti e diversi. Differenti gli approcci e gli obiettivi. Ci piace selezionare i progetti che mostrano con chiarezza una strategia, un carattere e anche una dedizione alla professione. Apprezziamo molto sia i lavori indirizzati alla ricerca formale che quelli pensati per lo sviluppo commerciale, purché supportati da un’etica e portatori di un messaggio. Inoltre, ogni vero designer è in realtà un artigiano della professione e questo ci piace apprezzarlo.

Il punto di incontro tra offerta e autoproduzione a favore di un bilancio economicamente sostenibile per i designer secondo te inizia a essere raggiunto? La microeconomia inizia a diventare una massa critica? Oppure cosa serve ancora per raggiungerla?
Ahimè credo siano ancora tanti i designer che vivono d’altro. Il numero di progettisti o studi che “autoproducono” o producono piccole collezioni o produzioni in serie è elevatissimo e non genera fatturati per ora considerevoli o adeguati al numero dei produttori stessi. Ritengo sia fondamentale che ognuno di loro si muova in più direzioni ponendo molta attenzione anche ai contatti con i mondi di cui parlavo prima, ovvero l’industria e l’artigianato. Senza quest’apertura, che non sempre avviene con dinamiche semplici, sarà difficile alimentare una vera economia. È necessario anche ricordare che gli autoproduttori hanno necessità di implementare le loro abilità imprenditoriali, e che quelli che lo fanno ottengono risultati nettamente superiori.

La coppia design-artigianato si impone nelle manifatture, negli studi e sulla stampa come modello virtuoso, tuttavia la sensazione è che a volte si stia andando incontro a una sovraesposizione che è anche un po’ una dispersione di risorse. Quand’è invece che si riesce a fare la differenza? Quali sono a tuo avviso i modelli positivi?
Concordo sulla dispersione di risorse. Molti soggetti dovrebbero cooperare e unire le forze per aumentare l’impatto dei progetti e gli effetti sulla vita di tutti noi. Detto ciò, i modelli sono positivi quando a monte non c’è solo il profitto e/o viceversa solo l’aspetto culturale a dettare la linea editoriale di una collaborazione tra un designer e un artigiano. Bisogna seminare e fare in modo che queste coppie nascano spontaneamente e che sia l’artigiano sia il designer sentano il bisogno di interagire e collaborare riconoscendo di essere entrambi indispensabili all’altro.

Tornando al vostro programma, è interessante notare come non ci si limiti a parlare del connubio tra vecchie maestranze e giovani designer, ma si guardi anche agli scenari più significativi dell’evoluzione della disciplina di oggi come la microbiologia, i tessuti interattivi, il design degli odori…
Il programma quest’anno è molto ricco e denso di attività ed è il risultato, oltre che di una crescita, anche della volontà di adeguarsi alla location. Le Murate – ex convento prima e poi carcere – sono oggi un centro polifunzionale con un potenziale esplosivo. Un mix di case popolari, attività culturali e commerciali, e quindi ci piaceva l’idea di usare gli spazi per differenti attività, la mostra, gli incontri, gli artigiani che lavorano e fanno dimostrazioni dal vivo ma anche la ricerca e l’innovazione.

E per quanto riguarda Hacking Source?
L’idea di Hacking Source è la mia. Ho ritenuto inutile immaginare un progetto o un evento uguale a se stesso che si ripete in loop fino alla ventesima edizione. Proviamo a evolverci. E così abbiamo chiesto il supporto di un gruppo di progettisti con sede in Olanda, guidati dall’architetto Giacomo Garziano founder di GG-loop, per “hackerare” il nostro programma. Ne è venuto fuori un format innovativo che vedrà, in un ciclo di sette brainstorming, designer italiani e internazionali confrontarsi su temi diversi (dal cibo alle biotecnologie, passando per i profumi fino ad arrivare all’impatto del design sul pianeta e sulle comunità), in un percorso che ci auguriamo possa indicarci la strada per il futuro. Se ci sarà una quinta edizione sicuramente non sarà uguale a quella che sta per iniziare.

Firenze // dal 15 al 22 settembre 2016
Source 2016
LE MURATE
Via dell’Agnolo
www.sourcefirenze.it

Pubblicato su Artribune.com il 13 settembre 2016