Salone Updates: che ne sarà del design fra 2 secoli? Lo spiega Maarten Baas con una mostra ambientata nel 2216

Quali sono le novità di quest’anno? Che c’è di nuovo? Parole, queste, che corrono come un tam tam tra la comunità degli addetti del Salone del Mobile, ma che rivelano il più delle volte un carattere vuoto, privo di valutazioni e contenuti fondati. O così, almeno, la pensa Maarten Baas, designer olandese di casa a Milano – molteplici le personali e le collaborazioni importanti che proprio qui lo hanno coinvolto nell’ultima decade – che per l’edizione 2016 del Salone si è soffermato a pensare al valore della parola nuovo e a cosa potesse realmente e sensatamente associare a questo concetto. La mostra New! Newer! Newest! (in via Savona 33, in collaborazione con il Groninger Museum) è il tentativo di rileggere il senso della novità proiettandola in uno scenario che nuovo lo sarà davvero, visto e considerando che si tratta del 2216. Esposti troviamo due concetti spiazzanti, fuori dalle corde a cui ci ha abituato il Salone del Mobile, eppure proprio per questo rigeneranti nella misura in cui sanno dilatare il campo d’azione del design in un arco temporale lunghissimo quale è appunto quello di due secoli.

DESIGN DI CONCETTO OLANDESE SULLA VIA DEL DECLINO?
Il primo, NEW Forest, immagina che una superficie di 100 ettari di un’isola artificiale olandese, Flevoland, sarà completamente rinverdita da una miriade di alberi piantati secondo uno schema e una posizione dettati dal colore delle foglie. Quando nel 2216 gli alberi avranno raggiunto l’età adulta, mostreranno con l’alternarsi delle sfumature delle loro chiome la scritta “New”: un logo, nelle intenzioni di Baas, destinato a cambiare colore di stagione in stagione, rinnovandosi ciclicamente. Il secondo, The Tree Trunk Chair, è una sedia che ha un tempo di produzione di 200 anni. Pressando uno stampo su un albero per 200 anni, il tronco crescerà intorno al peso che gli grava addosso, lasciando il posto a stampo rimosso a una inedita seduta. “Il design di concetto olandese è sulla via del declino“, ci raccontava stamattina Nicole Uniquole, curatrice della mostra Masterly The Dutch in Milano. Eppure, guardando le proposte di Baas, ci sarebbe di che ricredersi. La sua visionarietà spiazzante, infatti, è un antidoto contro la monotonia di alcuni discorsi che sembrano farla da padrone – uno su tutti il riferimento senza sosta dell’artigianalità – e dimostrano che l’immaginazione applicata al progetto ha ancora molti territori vergini da poter occupare.

Pubblicato su Artribune.com il 12 aprile 2016